Payback e Distretto biomedicale, Pd Bassa “Sospendere subito la norma”

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“Si tratta di una norma iniqua, il cui impatto è insostenibile per l’intera filiera del nostro Distretto Biomedicale, già gravato dal caro-energia e dall’aumento dei costi delle materie prime”, afferma Paolo Negro, capogruppo del Pd – Liste Civiche nel Consiglio dell’Unione dei Comuni Area Nord. La nota: 

 Il Partito democratico della Bassa modenese raccoglie l’allarme lanciato da tutte le organizzazioni economiche territoriali, dalle Associazioni delle Pmi a Confindustria Emilia, sull’impatto della misura contenuta nell’art. 18 del Decreto Aiuti Bis, che dà attuazione al sistema del cosiddetto payback. La posizione del Pd è contenuta nella mozione che sarà depositata questa sera in apertura della seduta del Consiglio dell’Unione Comuni Area Nord. “Chiediamo al governo di fermare immediatamente l’attuazione di questa misura e rivederla radicalmente – spiega Paolo Negro, capogruppo del Gruppo Pd – Liste civiche nel Consiglio dell’Unione -, si tratta come noto della misura prevista all’articolo 18 del Decreto Aiuti bis che dà attuazione al sistema del payback ed impone alle aziende la compartecipazione allo sforamento dei tetti di spesa sanitaria delle Regioni. Questa misura, resa operativa un mese fa con una circolare applicativa, prevede che il superamento del tetto di spesa regionale per i dispositivi medici sia anche a carico delle stesse aziende fornitrici, retroattivamente. Le imprese del nostro Distretto Biomedicale, leader nel mondo nel settore, stanno già ricevendo richieste da parte delle Regioni di pagamento del payback per le annualità che vanno dal 2015 al 2018. A cui seguiranno richieste per il successivo quadriennio. Stiamo parlando di un esborso complessivo di oltre due miliardi di euro che in misura consistente ed insostenibile graveranno sulle imprese del nostro Distretto Biomedicale, che hanno la sola colpa di aver partecipato a gare pubbliche per la fornitura di dispositivi medici, non competendo alle imprese la programmazione della spesa pubblica.  Si tratta di una norma iniqua in sé, il cui impatto è insostenibile per l’intera filiera del nostro Distretto Biomedicale, già gravato dal caro-energia e dall’aumento dei costi delle materie prime. Ci preoccupa anche l’impatto sull’occupazione e che questa norma, nella denegata ipotesi che non sia ritirata, nel migliore delle ipotesi rischi di fermare gli investimenti delle imprese, dalle multinazionali alle Pmi, nella peggiore di innescare la delocalizzazione verso altri Paesi. Chiediamo in primis al governo di ritirare la norma, e ai nostri parlamentari e agli eletti tutti nei nostri collegi di farsi carico di questo grido d’allarme; ai sindaci della nostra Unione di portare questa istanza a tutti i livelli istituzionali e alla Regione Emilia-Romagna di aprire un tavolo di confronto con tutte le parti sociali per premere tutti insieme sul governo perché questa norma sia radicalmente ripensata, se non archiviata. Le imprese fanno un altro mestiere, fare ricerca, produrre e creare lavoro; è compito dello Stato, quindi del governo, finanziare questi due miliardi, e in generale la spesa sanitaria per la salute di tutti”.