Sia garantita una corretta e omogenea applicazione della legge sulla interruzione volontaria della gravidanza anche in presenza dell’epidemia di Covid-19: lo chiede, con una interrogazione presentata in Consiglio comunale a Modena, la consigliera Pd Federica Venturelli.
Le donne devono avere il diritto di praticare l’interruzione volontaria della gravidanza, anche in una situazione sanitaria eccezionale come quella imposta dalla pandemia di Covid 19. E’ l’appello promosso da diverse associazioni italiane e raccolto dalla consigliera comunale modenese del Pd Federica Venturelli che ha presentato in Consiglio comunale una specifica interrogazione con la quale chiede all’Amministrazione cittadina di promuovere, nell’ambito delle proprie competenze, azioni affinchè sia garantito il percorso assistenziale previsto dalla legge, con un’attenzione particolare a quelle donne che si trovano in condizioni di oggettiva difficoltà. “Vita Di Donna ONLUS, Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’Applicazione legge 194 (LAIGA), Rete italiana contraccezione e aborto (Pro-choice RICA) e l’Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto (AMICA) – spiega Federica Venturelli – hanno denunciato il rischio che, durante questa fase di emergenza sanitaria, le donne possano incontrare difficoltà ad accedere ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza rischiando di superare i limiti temporali entro i quali la Legge 194/78 prevede il diritto all’ interruzione. Questo rischio è maggiore per le donne che vivono in condizioni di alta marginalità e vulnerabilità, come nei casi di violenza domestica, condizioni precarie di salute o positività a Covid-19. Ricordo – aggiunge la consigliera Venturelli – che è compito delle Istituzioni vigilare affinché una legge dello Stato venga applicata e la libertà di scelta delle donne garantita”. Con l’interrogazione si chiede di sapere quale sia la situazione nel modenese, se siano state programmate azioni di sostegno alle donne come il regime di day hospital, l’implementazione delle cure domiciliari o, dove possibile, della procedura farmacologica. Si chiede, inoltre, al sindaco e alla Giunta se ritengano necessario “promuovere, nelle sedi opportune e di concerto con le autorità competenti, eventuali azioni per continuare a garantire tutto il percorso assistenziale, a partire dalla presa in carico della donna, prevedendone anche l’attivazione in modalità telematica, analogamente a quanto già attivato in questa fase in materia di televisite e teleconsulti medici, oltreché in termini di rispetto delle tempistiche, di efficienza ed accessibilità in sicurezza ai servizi ed alle prestazioni garantiti dalla legge”.