Dl Dignità, Patriarca “Costerà 8mila contratti in meno per 10 anni”

Dai parlamentari

Per la prima volta, la stessa relazione tecnica che accompagna il decreto sancisce che si stima una perdita di 8mila contratti ogni anno per i prossimi 10 anni: le novità introdotte dal governo gialloverde con il cosiddetto Dl Dignità anziché incentivare l’occupazione stabile avranno un sicuro effetto contrario. E’ quanto denuncia il senatore modenese Edoardo Patriarca, capogruppo Pd in Commissione Lavoro a Palazzo Madama. Ecco la sua dichiarazione:

“Doveva rappresentare, nelle dichiarazioni del Governo, lo strumento per aumentare, da subito, l’occupazione, di qualità e stabile. Invece, nella relazione tecnica che accompagna il decreto, vidimato dal Mef, l’effetto indicato sarà proprio l’opposto: una diminuzione dell’occupazione di 8mila unità l’anno fino al 2028, vale a dire per i prossimi 10 anni. Non era mai successo in questi anni che una relazione tecnica lo scrivesse nero su bianco. Davvero ci troviamo di fronte a “dilettanti allo sbaraglio”. Il giro di vite sui contratti a termine, compresi quelli di somministrazione, è molto accentuato: tornano le causali; dopo i primi 12 mesi di contratto, è previsto un aggravio contributivo di 0,5 punti percentuali su ciascun rinnovo; la durata massima del rapporto scende da 36 a 24 mesi, prorogabili 4 volte e non più 5. In base ai dati dello stesso Ministero del Lavoro sono circa 2 milioni i contratti a termine attivati ogni anno. Di questi il 4 per cento supera i 24 mesi, già in contrasto con le nuove norme, quando entreranno in vigore (il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto). Ebbene, di questi 80mila rapporti oltre i 24 mesi il 10 per cento, stima il Governo nella relazione tecnica, vale a dire 8mila contratti, andranno persi ogni anno. Il dato stride in maniera lampante con gli annunci roboanti di una corsa alla stabilizzazione. Ma di questo non vi è alcuna traccia, salvo dichiarazioni vaghe del ministro Di Maio, che annuncia che le Camere potranno inserire nei provvedimenti nuovi incentivi sulle assunzioni a tempo indeterminato. Ma con quali coperture, poi? Ancora una operazione di distrazione di massa con la quale vorrebbero farci dimenticare che la vera sfida del lavoro è quella di garantire crescita economica che, purtroppo, numerosi indicatori ci dicono in rallentamento, e uno sviluppo che comporti maggiore benessere per i cittadini. Siamo l’unico Paese Ocse che non ha recuperato i livelli pre-crisi del 2007 e il terzo per il più alto tasso di disoccupazione. Il Job act aveva previsto un importante secondo tempo, quello delle politiche attive, che deve ancora essere implementato. Su questo aspetto, però, è silenzio totale da parte del ministro Di Maio. A precisa domanda in Commissione Lavoro in Senato, la risposta è stata nulla”.