Pizzolato, Guerra “Rischio estradizione nel giro di 24 ore”

Dai parlamentari

La permanenza in Italia dell’italo-brasiliano Henrique Pizzolato potrebbe avere le ore contate: per evitare l’estradizione, la senatrice modenese del Pd Maria Cecilia Guerra, insieme al collega Luigi Manconi, ha lanciato un nuovo appello ricordando che Pizzolato sta già scontando la sua pena in un carcere italiano e che il trasferimento nelle carceri brasiliane non potrà garantire né il rispetto dei suoi diritti né la sua incolumità, come dimostrato anche dai drammatici fatti delle ultime ore.

“Tra 24 ore è possibile che il nostro connazionale Henrique Pizzolato venga impacchettato ed estradato in Brasile. Pizzolato é stato condannato in quel Paese a 12 anni e mezzo di carcere e, da tempo, è detenuto nell’istituto penitenziario di Modena”. E’ quanto scrivono in una nota i senatori del Pd Maria Cecilia Guerra e Luigi Manconi ricordando che “tra Italia e Brasile é in via di definizione un trattato, già sottoscritto dal nostro Paese, che consentirebbe a Pizzolato di scontare la pena in Italia”. “Questa possibilità, – affermano i parlamentari – risulta ignorata dal nostro Governo. E ciò perché le autorità brasiliane avrebbero garantito incondizionatamente la tutela dell’incolumità del detenuto in una speciale sezione del carcere di Papuda per detenuti vulnerabili”. Ma proprio le condizioni generali del carcere precipitano in queste ore, mettono in guardia i due senatori Pd, “é stato teatro – affermano – di un tentativo di evasione, nel corso di un’agitazione della polizia penitenziaria”. Dunque non in grado di garantire a Pizzolato “il pieno rispetto di tutti i suoi diritti” e la “totale protezione della sua incolumità”. Inoltre, scrivono, in questo carcere Pizzolato “dovrebbe stare fino al giugno 2016”, “per essere poi trasferito in un istituto a regime ordinario”. Gli esponenti Pd domandano al governo se “è serio che in queste condizioni Pizzolato, italiano che già sconta la sua pena, venga esposto a rischi possibili per la sua incolumità e alla violazioni certe dei suoi diritti”. “Questa vicenda – concludono – ci appare ancor più contraddittoria perché nulla impone una simile soluzione”. “Abbiamo seriamente creduto che Pizzolato potesse rimanere in Italia – concludono – confortati dalle parole pronunciate più volte dal ministro della Giustizia. Parole inequivocabili. Evidentemente non avevamo capito”.