Lucia Bursi “Compito degli eletti farsi carico delle esigenze del territorio”

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“Non può essere che in questa corsa al “siete tutti uguali”, alimentata dal populismo a 5 stelle, non si sia più capaci di distinguere il ruolo e l’impegno delle diverse figure istituzionali”: il segretario provinciale del Pd Lucia Bursi interviene sulle infrastrutture viarie attese dal nostro territorio e sulle polemiche che si accendono attorno agli amministratori e agli eletti che cercano, come richiesto dal loro ruolo, di far ripartire iter procedurali fermi da troppo tempo. Ecco la sua dichiarazione:

«Periodicamente, e ancora adesso dopo l’inchiesta della procura di Firenze, si accendono le polemiche attorno alla necessità o meno di alcune infrastrutture viarie per cui, nel nostro territorio, si lavora e si attende da oltre trent’anni. La Cispadana, come esempio lampante. Vanno, innanzitutto, tenuti distinti i due livelli: necessità dell’opera e suo percorso procedurale-amministrativo. Personalmente ritengo che la Cispadana sia opera strategica per un territorio che soffre di gravi carenze sul fronte viabilità. E’ altrettanto chiaro che il percorso per arrivare alla realizzazione dell’opera deve essere trasparente e corretto. Per tutelare gli interessi dei cittadini e di chi lavora per rappresentare il territorio, il Partito democratico ritiene utile far valutare alle amministrazioni interessate dalle infrastrutture la messa in campo di un ulteriore sistema di garanzia, azioni o luoghi di specifica osservazione e verifica dell’attuazione delle opere. Perché non può essere che chi, come il suo ruolo vuole, si attiva per provare a far riprendere velocità a un’opera, attesa dal territorio, ma ferma da troppi anni, poi venga accusato di essere ostaggio di interessi di parte o di lobby. Se il senatore Vaccari, quando presenta un emendamento che accoglie le istanze dell’area del cratere, si confronta sulla sua formulazione con gli amministratori locali e le associazioni di categoria del territorio interessato, fa solo il suo lavoro. E’ stato eletto anche per essere portavoce delle istanze locali a livello nazionale. La stessa cosa vale per l’emendamento sulla razionalizzazione del sistema autostradale, oggetto della telefonata intercettata con Burchi. Quell’emendamento era già stato depositato, era stata concordato con colleghi di altre regioni e di altre forze politiche, e non è stato modificato per le pressioni o le “sgridate” di Burchi. Non può essere che in questa corsa al “siete tutti uguali”, alimentata dal populismo a 5 stelle, non si sia più capaci di distinguere il ruolo e l’impegno delle diverse figure istituzionali. Secondo questa lettura, un amministratore o un eletto può solo rimanere immobile: il “non fare” è stata la filosofia di fondo del Movimento 5 stelle, ma non può certo essere quella del Partito democratico che ha l’onere di innovare e modernizzare il Paese».