Carceri, on. Patriarca “Mazzata sul lavoro penitenziario”

Dai parlamentari

Il deputato modenese del Pd Edoardo Patriarca lancia l’allarme sul lavoro penitenziario gestito dalle coop sociali. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha verificato di avere a disposizione il 30% di fondi in meno rispetto a quelli necessari per garantire i progetti preventivati nel 2014. “Dopo la chiusura delle cucine in dieci istituti penitenziari – spiega Edoardo Patriarca – ora c’è il serio rischio che le cooperative che lavorano in carcere debbano licenziare il 30% del loro personale e abbandonare progetti di recupero già pianificati. E pensare che più lavoro significa meno recidive!”.

“I fondi per le cooperative sociali che impiegano detenuti sono un terzo in meno del fabbisogno previsto: si profilano, quindi, licenziamenti, abbandono di progetti di recupero e, più in generale, il rischio della cancellazione del lavoro nei penitenziari”: a lanciare l’allarme è il deputato modenese del Pd Edoardo Patriarca, componente della Commissione Affari sociali della Camera. E’ stata, infatti, pubblicata sul sito del Ministero della Giustizia la ripartizione del credito d’imposta fruibile dalle cooperative sociali che impiegano detenuti. I dati parlano chiaro: è disponibile il 34% di fondi in meno rispetto a quanto richiesto dalle cooperative. “Le cooperative sociali avevano già denunciato la farraginosità del meccanismo – spiega Edoardo Patriarca – Loro sono costrette, infatti, a fare richiesta entro la fine di ottobre dell’anno precedente, mentre solo a inizio d’anno scoprono se quei progetti per cui hanno magari già raccolto commesse potranno essere finanziati o meno”. In sostanza le cooperative hanno comunicato entro il 31 ottobre del 2014 agli istituti penitenziari di riferimento il fabbisogno per l’anno 2015, basato sui detenuti già in forza e su quelli di prossima assunzione in base al volume delle attività e delle commesse acquisite. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, finiti i conteggi, ha verificato che l’ammontare complessivo richiesto – circa 9 milioni di euro – era superiore del 34% rispetto al fondo a disposizione – poco meno di 6 milioni di euro -. “Dopo la chiusura delle cucine in dieci istituti penitenziari – conclude Edoardo Patriarca – ora c’è il serio rischio che le cooperative che lavorano in carcere debbano licenziare il 30% del loro personale e abbandonare progetti di recupero già pianificati. Si è intrapresa una strada pericolosa che non garantisce né i detenuti né i cittadini. Sembra quasi ci sia la volontà di abolire il lavoro nei penitenziari. E pensare che più lavoro significa meno recidive!”