Lavoro, on. Baruffi “Un contributo per integrare il Job Act”

Dai parlamentari

Il deputato modenese del Pd Davide Baruffi, membro della Commissione Lavoro della Camera, è uno dei 22 parlamentari Pd che hanno sottoscritto un documento comune sui temi affrontati nel Job Act inviato al segretario nazionale del Pd Matteo Renzi in vista della Direzione nazionale del partito fissata per giovedì 16 gennaio. Nel documento si elencano elementi positivi e perplessità relative al Job Act, tutti ancorati al lavoro parlamentare di questi mesi del Pd in tema di riforma del mercato del lavoro. “Si tratta – sottolineano i firmatari – di proposte frutto di una elaborazione “non occasionale, che può irrobustire e sostanziare la proposta politica del Pd ed orientare le scelte del Governo nei prossimi mesi”.

Un vero e proprio decalogo, che riprende e amplia i punti del Job act di Renzi. E’ questo il documento inviato al segretario nazionale del Pd e sottoscritto da 22 deputati del Pd – la maggioranza dei quali impegnati proprio nella Commissione Lavoro di Montecitorio – in vista della Direzione nazionale di giovedì 16 gennaio. Tra i firmatari il parlamentare modenese Davide Baruffi, che già aveva scritto a Matteo Renzi sollecitando un preventivo confronto di merito tra segreteria nazionale e gruppi parlamentari impegnati nelle Commissioni Lavoro di Camera e Senato. L’incontro in questione avrà luogo questa sera – non parteciperà Renzi ma i due componenti della segreteria Marianna Madia e Davide Faraone – ed è proprio da qui che partirà il confronto prima di approdare giovedì in Direzione nazionale. Il documento spazia dal mercato del lavoro alla riforma degli ammortizzatori sociali, dalla rappresentanza al modello contrattuale, dalla partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa alla sicurezza sul posto di lavoro. Con una certa puntualità sono evidenziati gli elementi di condivisione e quelli, se non di critica, quantomeno di perplessità. “Riteniamo positivo – afferma il documento in premessa – che si parta dal tema decisivo della crescita economica. Viene messa finalmente in secondo piano l’idea sbagliata che l’occupazione si crea cambiando di continuo le regole del mercato del lavoro. Si parla finalmente di una politica industriale a sostegno dei settori strategici”. Due le preoccupazioni di fondo: da un lato l’indeterminatezza delle risorse – “per estendere in modo universale l’indennità di disoccupazione occorrono vari miliardi di euro” – dall’altro il rischio che il Job act “possa tradursi, ancora una volta, in un elenco di buone intenzioni – recita il testo – che fatica poi ad individuare le soluzioni concrete”. Ed è proprio per rispondere a quest’ultima preoccupazione che il documento indica invece, per ogni titolo indicato dal segretario Renzi, una soluzione concreta, ancorata cioè a iniziative e proposte di legge presentate dal Pd in questi primi mesi di legislatura. Si tratta, sottolineano i firmatari, di proposte frutto di una elaborazione “non occasionale, che può irrobustire e sostanziare la proposta politica del Pd e orientare le scelte del Governo nei prossimi mesi”. Tra le proposte di legge già pronte i parlamentari del Pd indicano quelle sulla riforma del mercato del lavoro, per disboscare la giungla dei contratti e superare il dualismo che caratterizza il mercato del lavoro stesso; la proposta sulla rappresentanza, su cui si stanno concludendo le lunghe e impegnative consultazioni fatte dalla Commissione con tutte le rappresentanze sociali (sindacati e associazioni di categoria) nonché con diversi esperti; quella sui lavori autonomi, già presentata nella passata legislatura e che ora potrebbe essere rapidamente rimessa al centro dei lavori parlamentari; quella sulla partecipazione dei lavoratori, che non prevede la presenza degli stessi nei Cda delle imprese ma guarda più all’esperienza e al modello tedesco (comitati di sorveglianza). Non manca poi un capitolo sulle pensioni – assente invece nel Job act – ma considerato essenziale per i firmatari, anche per le implicazioni dirette sul mercato del lavoro: in questo caso tra i temi caldi spiccano le correzioni alla riforma previdenziale Fornero per dare al sistema maggiore flessibilità (chi decide di andare in pensione prima guadagnerà meno e viceversa sarà avvantaggiato chi lavorerà di più), quello delle ricongiunzioni contributive (di cui lo stesso deputato Davide Baruffi è relatore alla Camera) nonché il problema di assicurare pensioni dignitose anche per le generazioni più giovani. “Il nostro è un contributo di merito – dice Baruffi – tempestivo e concreto: ci sono risposte puntuali alle questioni indicate dal segretario Renzi e alcune sfide per un dibattito non ideologico e oltre gli slogan. Il pallino – conclude il deputato modenese – passa ora al nuovo gruppo dirigente: a partire da stasera attendiamo indicazioni altrettanto chiare. Per parte nostra massima disponibilità al confronto”.

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