Università, Ghizzoni “Reso più equo il criterio del costo standard”

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La Camera dei deputati entro la giornata approverà il cosiddetto Dl Mezzogiorno che contiene, tra altre misure, la revisione del “costo standard per studente”, sulla cui base è ripartito il finanziamento statale alle università. Si tratta di una misura che il Governo era già stato sollecitato ad adottare grazie a una mozione, a prima firma della deputata modenese Pd Manuela Ghizzoni, approvata circa un anno fa. Manuela Ghizzoni è intervenuta in Aula per spiegare l’importanza delle modifiche apportate nel calcolo del “costo standard”.  

Non solo trasferimenti sulla base della spesa storica, ma risorse da distribuire in maniera equa, tenendo conto delle esigenze e delle difficoltà dei diversi territori. Il Dl Mezzogiorno, che sarà approvato oggi alla Camera, revisiona le modalità di calcolo del cosiddetto “costo standard”, il criterio secondo il quale è ripartita agli atenei una quota dei finanziamenti statali. Si tratta di un provvedimento importante che, poco più di un anno fa, il Governo era stato sollecitato ad adottare grazie a una mozione a prima firma della deputata modenese del Pd Manuela Ghizzoni, che elencava misure per agevolare l’accesso all’università. Alcune di queste, come l’introduzione della no-tax area per gli studenti a basso reddito e il calmieramento della contribuzione per quelli a medio reddito, erano già confluite nella Legge di bilancio e verranno messe in pratica con l’avvio del nuovo anno accademico. Ad accelerare la decisione di rendere più equo e flessibile il criterio del “costo standard per studente” è, nel frattempo, intervenuta una sentenza della Corte costituzionale che ha sancito come illegittimo il demandare la disciplina a fonti sub-legislative, come i decreti ministeriali. “Stiamo parlando di cifre significative – ha confermato, intervenendo in Aula, Manuela Ghizzoni – 1.280 milioni solo per il 2016. L’applicazione precedente del modello di calcolo del costo standard ne ha messo in luce i pregi, la trasparenza e la oggettività in primis, ma anche alcuni limiti, come la inadeguatezza a colmare i divari legati ai differenti contesti economici, territoriali e infrastrutturali in cui operano gli atenei, in particolare quelli del Sud”. Tra le novità si segnalano l’allargamento del costo standard anche agli studenti iscritti al primo anno fuori corso (fino ad ora esclusi dal conteggio) e la riduzione graduata della numerosità standard degli studenti, criterio che stava penalizzando non solo i corsi con classi più piccole rispetto a quelle previste come ottimali (come accade spesso al Sud e negli atenei minori), ma anche quelli a carattere umanistico (non a caso, alcuni atenei hanno previsto per loro il numero chiuso). “Una determinazione equa del costo standard non è un fatto tecnico – ha concluso Manuela Ghizzoni – ma squisitamente politico. Il finanziamento assegnato a un ateneo statale condiziona profondamente il raggiungimento dei suoi obiettivi. Il finanziamento non può quindi essere affidato alla mera applicazione di formule matematiche basate su parametri teorici, ma ne devono continuamente essere vagliati gli effetti rispetto agli esiti attesi delle politiche universitarie nazionali”.