Immigrazione, Kyenge “Deludente l’accordo al ribasso sui migranti”

Comunicati

Non sarà per 40mila, ma per 32mila persone l’accordo raggiunto tra gli Stati membri dell’Ue sulla ricollocazione dei rifugiati: “Aver ristretto questa cifra è responsabilità degli Stati Membri – spiega l’eurodeputata modenese del Pd Cécile Kyenge – rappresenta una vero e proprio schiaffo al principio di solidarietà”.

“Gli Stati Membri non sono riusciti a trovare un comune accordo per ricollocare appena 40mila rifugiati, fermandosi a circa 32mila, dopo cinque mesi di confronto. Questo è deludente e preoccupante”. Lo ha detto l’eurodeputata modenese del Pd Cécile Kyenge, responsabile del rapporto parlamentare sulla crisi umanitaria nel Mediterraneo. “La Commissione europea ha avanzato una proposta coraggiosa. La commissione competente del Parlamento Ue la settimana scorsa ha fatto propria questa proposta di ricollocazione di 40mila richiedenti asilo e già lo ritenevamo un numero limitato”, ha continuato Kyenge. “Aver ristretto questa cifra è responsabilità degli Stati Membri e rappresenta una vero e proprio schiaffo al principio di solidarietà. Ma la battaglia prosegue”. Kyenge ha indicato l’obiettivo da raggiungere: “Il meccanismo di solidarietà deve diventare stabile e permanente. Senza un meccanismo permanente in atto che risponda alla richiesta d’aiuto del maggior numero di rifugiati, questi accordi deludenti e al ribasso continueranno”. L’eurodeputata modenese ha fatto riferimento anche al Regolamento di Dublino. “Il Regolamento di Dublino – ha indicato Kyenge – è datato, iniquo, non è coerente con quel principio di solidarietà che dovrebbe legare gli Stati Membri, consentendo di affrontare e risolvere insieme i problemi. Va urgentemente rivisto. La proposta della Commissione Europea di ricollocazione di 40mila richiedenti asilo va proprio in questa direzione, sospendendo Dublino per questo primo gruppo di migranti. Questa è la parte da salvare dell’accordo, il punto da cui ripartire subito: nonostante questo ridimensionamento si tratta comunque della prima breccia nel muro del regolamento di Dublino”.