Carceri, on. Patriarca “Investire sulle misure alternative conviene”

Dai parlamentari

“Investendo sulle pene alternative al carcere risolveremmo molti problemi. Il sovraffollamento, ad esempio. Ma riusciremmo ad abbattere anche sia i costi sia la recidiva. Senza considerare le migliaia di posti di lavoro che si andrebbero a creare”: lo ha ribadito il deputato modenese del Pd Edoardo Patriarca presentando alla Camera i risultati di una ricerca condotta dal Centro nazionale per il volontariato e dalla Fondazione volontariato e partecipazione.

Le misure alternative al carcere non solo sono in grado di risolvere i problemi legati al sovraffollamento delle strutture, ma possono abbattere sia i costi del sistema carcerario che il tasso percentuale di recidiva tra i detenuti: il concetto è stato ribadito, mercoledì 17 dicembre, presso la sede della Camera dei deputati, nel corso della presentazione della ricerca sulle misure alternative al carcere condotta dal Centro nazionale per il volontariato e dalla Fondazione volontariato e partecipazione. “Il nostro impegno a favore delle misure alternative alla pena continua – ha confermato il deputato modenese del Pd Edoardo Patriarca, in qualità di presidente del Cnv – Investendo sulle pene alternative risolveremmo molti problemi. Il sovraffollamento, ad esempio. Ma riusciremmo ad abbattere anche sia i costi sia la recidiva. Senza considerare le migliaia di posti di lavoro che si andrebbero a creare”. I detenuti nelle carceri italiane sono 54.428, ovvero il 10,4% in più rispetto alla capienza. In alcuni istituti il sovraffollamento supera addirittura il 60%. “Il sistema carcerario, per come lo conosciamo oggi, – spiega l’on. Patriarca – ogni anno costa quasi 3 miliardi di euro. Ma se investissimo sulle misure alterative alla pena potremmo ottenere un risparmio crescente: inserendo nelle realtà di accoglienza 10mila detenuti si registrerebbe un risparmio di oltre 210 milioni l’anno”. La ricerca presentata certifica che nel mondo carcerario operano 274 organizzazioni del Terzo settore, ma sono ben 8.471 quelle che si dichiarano disponibili ad accogliere detenuti o ex detenuti per il reinserimento o il recupero. Sono 31.045 i condannati o imputati che scontano o attendono la pena attraverso misure alternative al carcere, lavoro di pubblica utilità, misure di sicurezza, sanzioni sostitutive e messa alla prova nei servizi sociali. Quasi 20mila di loro si trovano in affidamento in prova al servizio sociale, in semi-libertà o in detenzione domiciliare. Un dato poco conosciuto è che ogni giorno entrano e escono dal carcere circa mille detenuti: per loro la recidiva è del 75%, a differenza di quanto accade per le persone che vengono accolte in comunità, per i quali la percentuale scende fino al 7%. “Questo dato più di tutti – conclude Edoardo Patriarca – ci porta ad affermare con convinzione il valore delle misure alternative al carcere. Senza guardare a tutti gli aspetti umani e sociali, anche dal solo punto di vista economico, cosa conviene finanziare? Ciò che genera il 75% di recidiva o ciò che fa scendere quella cifra fino al 7%?”. Sul fronte normativo, saranno emanati a breve i decreti attuativi della riforma della giustizia varata dal ministro Orlando. “E’ fondamentale – conclude Patriarca – che vengano riconosciute tutte quelle realtà del Terzo settore, il cui intervento garantirebbe l’abbattimento dei costi e della recidiva”.