Segreteria Pd, i candidati a confronto

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I due candidati alla segreteria provinciale del Partito democratico di Modena, Lucia Bursi e Giuseppe Schena, rispondono alle 10 domande rivolte loro dal giornalista de La Gazzetta di Modena, Davide Berti.

Le domande:

  1. I primi tre punti del suo programma
  2. E’ d’accordo con le primarie per tutti i candidati sindaci nei Comuni più grandi?
  3. Le future alleanze del Pd: verso sinistra o verso destra, Sel o Udc?
  4. Come giudica l’atteggiamento del suo partito negli ultimi anni nei confronti delle liste civiche e dei comitati?
  5. I rapporti con i centri di potere e il rapporto fra Pd e società partecipate, Pd e fondazioni bancarie: la politica che ruolo deve avere?
  6. Il lavoro è il primo problema del nostro Paese: il partito cosa dovrebbe mettere in campo e che ruolo dovrebbe giocare il Pd assieme ai sindacati, spesso in contrasto con le scelte della politica?
  7. In tempo di crisi anche il mondo cooperativo, da sempre riferimento del centrosinistra, si mette in discussione: quali nuove sfide lo attendono?
  8. in due anni tremila iscritti in meno al Pd modenese: il radicamento esiste ancora? Come intervenire?
  9. Come vedere il futuro del partito fra organizzazione, problemi economici e finanziamenti che verranno a mancare?
  10. Come si posizionerà al congresso?

 

Lucia Bursi

1) «Condivisione. Vicinanza. Cambiamento. Sono queste le prime tre parole per il programma che vorrei per il Partito Democratico. Serve condivisione, non dobbiamo portare verso il basso le frammentazioni del livello nazionale: dobbiamo portare verso l’alto la visione comune della nostra collettività politica locale. Poi, la vicinanza. A fronte degli effetti della crisi economica, serve un partito che coi suoi iscritti, i suoi dirigenti ed i suoi amministratori sia vicino alle persone. Infine, come conseguenza, il cambiamento. Il compito della politica è quello di partire dai bisogni ed elaborare le risposte. Voglio un partito “capace di fare”: questo è il cambiamento che stiamo aspettando e che dobbiamo provare a perseguire con le nostre azioni».

2) «Le primarie sono un ottimo strumento al servizio di tutti, della politica e della democrazia. Detto questo, credo anche nell’autonomia dei territori e nella valutazione caso per caso, per mettere in campo le persone migliori in ogni circostanza. Le primarie sono ormai uno degli elementi fondamentali del nostro essere Democratici».

3) «Se bastasse scegliere se allearsi con Sinistra Ecologia e Libertà a sinistra o con l’Udc a destra per dare risposte ai problemi del Paese, non credo avremmo difficoltà a farlo. Ma il tema non è proprio questo: è mettere in campo proposte credibili per dare risposte alle persone, alle famiglie. Valori ed idee devono concretizzarsi nella vita di tutti i giorni. Solo in questo modo potremo far crescere un Partito Democratico solido e inclusivo al servizio di tutta la collettività, in grado di costruire buone alleanze politiche e programmatiche».

4) «C’è necessità di ascoltare di più e di accogliere sempre più le istanze che emergono dalla società e dai singoli territori. Inoltre, il Pd deve dare maggior valore all’esperienza e al sentire di ciascuno, a partire dagli iscritti e dai sostenitori con cui tutti i giorni siamo a contatto. L’ascolto e la condivisione sono le direttrici lungo le quali è opportuno procedere per portare a termine questo aspetto. C’è da tenere un rapporto franco e leale, nella chiarezza, a partire dalla suddivisione delle responsabilità e dal rispetto del ruolo di ciascuno».

5) «Ci sono soci pubblici e privati che in modo trasparente e chiaro hanno il diritto-dovere di indicare propri rappresentanti negli organismi direttivi o esecutivi. Ciò deve avvenire in base ad indirizzi chiari, criteri trasparenti che sappiano premiare la competenza e l’esperienza delle persone messe in campo. Serve poi sobrietà anche nella corresponsione dei compensi, laddove presenti».

6) «Abbiamo una realtà dove convivono privilegi inaccettabili e diritti negati. Il lavoro è tassato troppo: dobbiamo saper guidare il cambiamento, sbloccare risorse e reinvestirle nel lavoro ripartendo dal nostro patrimonio di conoscenze e dalle esperienze di successo che abbiamo conosciuto. Talenti e creatività vengono frustrati da una realtà troppo ingessata. Occorre liberare le energie per tornare a fare innovazione».

7) «Credo che oggi ci si senta tutti in discussione. La sfida generale è il rilancio del Paese intero, senza discussione. Il mondo cooperativo ha la possibilità di fare leva sui propri valori quali la centralità della persona, la sussidiarietà, il territorio e la democrazia economica. Sono risorse straordinarie con cui costruire una nuova fase di innovazione e sviluppo».

8) «Lo scenario nazionale, certo, non ci ha aiutati in tutti questi mesi. Voglio lavorare per un Partito Democratico vasto e inclusivo: vicino. Un partito che coi suoi iscritti, i suoi dirigenti ed i suoi amministratori è vicino alle persone e ai loro bisogni. Ne riconosce le esigenze e le aspettative e fornisce risposte efficaci ai problemi. Un partito così è capace di radicarsi perché è capace di risposte concrete verso tutti».

9) «Serve un gruppo dirigente nuovo, che sappia valorizzare il ruolo dei coordinamenti di zona, contemplando un rapporto più stretto tra il gruppo dirigente diffuso e gli amministratori. Bisogna rendere permanente una formazione per iscritti ed amministratori. La politica è un bene comune e deve trovare sostegno economico ma deve anche ridurre i propri costi e saperne dare conto. Il Partito Democratico sta aprendo una nuova fase di condivisione, concretezza e cambiamento che saprà guidarlo nel presente e portarlo nel futuro».

10) «Chi di noi sarà eletto segretario darà il suo convinto e pieno sostegno al segretario nazionale che sarà scelto con le primarie. Credo che sia questo a contare davvero in questa fase. Poi, ciascuno di noi deciderà chi sostenere al nazionale».

Giuseppe Schena

1) «Il programma è, deve essere, il frutto di un’elaborazione collettiva. E’ il punto di arrivo di un percorso impegnativo ed autentico fatto di ascolto, confronto ed infine di sintesi. E’ questa la prima mission di un partito, soprattutto del Partito Democratico. Quindi non parlerei di programma, ma dell’indicazione di alcuni temi che devono riempire l’agenda politica. Il lavoro e l’economia saranno il fulcro su cui centrare qualunque piattaforma programmatica. Appena un passo indietro, l’ambiente e il territorio. A tale proposito non sono più rinviabili azioni concrete circa il dissesto idrogeologico della nostra terra – il bacino del Secchia è quello a più alto rischio dell’intera regione – la redazione del piano regionale per la raccolta e smaltimento dei rifiuti che deve indicare con chiarezza i programmi utili a ridurre la necessità dell’uso di discariche ed inceneritore; la ricostruzione post-sisma che, non scordiamolo, è affare di tutta la nostra provincia, oltre che nazionale. Il riassetto del sistema sanitario e l’integrazione col sociale va perseguito senza indugi».

2) «Sono convinto che le primarie siano tra gli elementi costituitivi del Pd. Non sono tra quelli che le considera la soluzione al problema irrisolto di rendere effettiva la partecipazione di iscritti ed elettori alla vita politica e al governo della propria comunità e quindi non può essere che ci fermiamo a questo. Comunque quando si tratta di scegliere cariche elettive monocratiche, a prescindere dalla dimensione del comune, sono fondamentali».

3) «Io penso ad un Partito Democratico con una precisa identità che non si caratterizza per quale alleato sceglie. Alleanze per fare cosa? È da qui che si parte. Sui territori cercheremo la condivisione sul progetto prima delle alleanze».

4) «Non sono capace di dare giudizi che, peraltro, non credo siano di una qualche utilità.Credo però che il Pd svolge appieno il suo ruolo se è capace di contenere al suo interno il confronto che ha generato queste istanze, facendosene carico».

5) «Deve starne fuori. Le Istituzioni hanno rapporti con le società partecipate e le fondazioni bancarie, i partiti no. E non è una questione di forma».

6) «Quando la mancanza di lavoro assume dimensioni così drammatiche, occorrono misure straordinarie. Modena deve sapere mettere a valore la propria creatività storica, quella della grande tradizione artigiana e industriale, fondendola con quella nascente dei nuovi media e delle tecnologie digitali, sviluppando nel prossimo futuro in un vero e proprio nuovo manifatturiero. Grandi città europee sono state capaci di giganteschi processi di trasformazione urbana per imprese e giovani talenti che cercano l’ ambiente adatto in cui lavorare».

7) «Prima di tutto è cosa buona che la Cooperazione si metta in discussione: ha già vinto una prima importante sfida. Il movimento cooperativo trae forza dal tenere insieme mutualità ed imprenditorialità. Quando c’è squilibrio tra queste non si realizza il fine specifico della cooperazione. Credo ci sia margine per investire di più sulla capacità imprenditoriale e rimotivare il carattere mutualistico. Questo mondo ha le risorse per farlo».

8) «Vengo da un territorio, quello solierese, dove siamo abituati a considerare che il radicamento del partito è una cosa seria: abbiamo un numero di iscritti al Pd paragonabile a quello di tutto il comprensorio ceramico. Il reale radicamento sul territorio significa per me soprattutto questo: fare diventare i circoli territoriali e ambientali del Pd la dorsale della propria struttura politica. Certo servono azioni concrete per poterlo rendere possibile: serve un lavoro di lungo termine per supportare circoli e territori attraverso la formazione politica e la diffusione di “buone prassi” (ad esempio l’installazione del wi-fi in tutti i circoli) per renderli più attrezzati, attrattivi e frequentati. Più contemporanei, insomma».

9) «Si tratta quindi di spendere al meglio le poche risorse, nel modo più efficiente ed efficace possibile, e soprattutto di fare una buona politica che possa attrarre i contributi volontari che sono sostanzialmente le iscrizioni/adesioni e gli utili delle feste. Penso a una organizzazione centrata su pochissime funzioni “centrali” in capo alla segreteria provinciale: indirizzo politico, formazione, comunicazione e con un ruolo decisivo di protagonismo dei territori, articolati per zona. È oramai solo sul livello distrettuale che si possono trovare le dimensioni minime e le energie necessarie».

10) «Non lo so, oggi non è importante e credo, peraltro, che tutti i candidati abbiano qualità e visione, ma nessuno da solo rappresenti il partito che vorrei vedere in campo. Oggi ho l’ambizione di pensare che può esistere un Partito Democratico Modenese con una sua specificità, con una visione che metta al centro la nostra comunità ed il nostro territorio. Se non credessi in questo non avrebbe senso la mia candidatura».

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