Le consigliere comunali Pd Federica Venturelli e Irene Guadagnini hanno presentato una interrogazione in Consiglio comunale a Modena per sollecitare attenzione e nuovi provvedimenti a tutela delle donne vittime di violenza domestica in un periodo, come quello della pandemia, in cui la denuncia, visto l’isolamento casalingo, è ancora più difficile. Ecco le loro considerazioni:
“Secondo il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna, in marzo, le richieste di aiuto da parte di donne vittime di violenza casalinga si sono dimezzate. E non perché il fenomeno sia in calo, quanto piuttosto perché, nell’isolamento casalingo, il controllo sulla donna maltrattata da parte del partner violento diventa totale: in queste condizioni è ancora più difficile per le donne e i loro bambini sottrarsi a una realtà drammatica. In realtà, la Casa delle Donne di Modena è sempre stata operativa, nonostante la diffusione del Covid-19, e rimane tuttora a disposizione delle donne che abbiano bisogno di sostegno, ascolto e aiuto. E’ facile prevedere, però, che con l’allentamento della fase più restrittiva delle misure anti-Covid, come confermano anche le associazioni femminili, ci sarà un aumento delle denunce e delle donne che si rivolgeranno al centro. E’ per questo che chiediamo al sindaco e alla Giunta se non ritengano necessario promuovere, in coordinamento con i soggetti competenti, soluzioni sul breve e medio-lungo periodo per sopperire alla carenza di posti e risorse nelle strutture gestite dalla Casa delle Donne nel nostro territorio. Riteniamo sarebbe anche importante far conoscere in maniera più diffusa gli strumenti a disposizione delle donne maltrattate presenti a Modena e attivabili anche da remoto, a cominciare dall’attività della Casa delle donne. Si dovrebbe pensare a una comunicazione istituzionale in più lingue in modo da raggiungere non solo le cittadine italiane, ma anche quelle che parlano altre lingue e, magari proprio per questo, non conoscono i servizi presenti sul nostro territorio. Infine chiediamo se non sia il caso di valutare, naturalmente in accordo con le forze dell’ordine, la magistratura e le associazioni, vista la convivenza forzata imposta dalla pandemia, al posto di allontanare dalla casa le donne e i bambini maltrattati, di procedere al trasferimento degli uomini che maltrattano, come stabilito ad esempio dal procuratore di Trento”.