Biometano, Patriarca e Pini “Spetti alle Regioni disciplinare gli impianti”

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I parlamentari modenesi del Pd Edoardo Patriarca e Giuditta Pini hanno messo a punto un emendamento al dl Crescita, attualmente in discussione alla Camera, che affida alle Regioni la disciplina della realizzazione degli impianti per il trattamento della frazione organica dei rifiuti, sfalci e potature per la produzione di biometano. L’emendamento è frutto dell’impegno che lo stesso Patriarca si era assunto davanti ai cittadini di Concordia che avevano partecipato all’assemblea organizzata dal Comune relativa al progetto di una ditta privata che vuole installare un grande impianto di produzione di biometano. Ecco il commento di Patriarca e Pini:

Edoardo Patriarca – “Quando partecipai all’assemblea dei cittadini di Concordia sul contestato progetto di impianto privato di produzione di biometano dissi che il fenomeno andava governato a livello regionale. Il fine generale è quello di perseguire gli obiettivi di economia circolare, ma nel realizzare impianti per il trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani, sfalci e potature con conseguente produzione di biometano bisogna guardare all’interesse di tutto il territorio e quindi la competenza nel disciplinarne le modalità e i criteri deve essere in capo alla Regione, l’unico Ente locale in grado di monitorare le esigenze e i bisogni sovra-provinciali. E questo emendamento mira proprio a confermare il ruolo guida della Regione in questa materia”.

Giuditta Pini – “Ho depositato alla Camera l’emendamento al dl Crescita, a mia prima firma. In questo modo le Regioni potranno disciplinare la realizzazione degli impianti in questione tenendo conto di precisi criteri di sostenibilità e tutela della cittadinanza. Occorre prevedere, infatti, distanze minime tra i singoli impianti in modo da evitare la concentrazione in un ambito ristretto. Il trattamento di questi rifiuti non può comportare ricadute per la salute dei cittadini residenti nel territorio dove è ubicato l’impianto. Occorre, infine, che le Regioni prevedano un numero di impianti la cui capacità complessiva sia commisurata al fabbisogno regionale in relazione alla frazione organica prodotta nella stessa regione: in sostanza non si trattano rifiuti organici, sfalci e potature provenienti da fuori regione. Solo così si potranno conseguire contemporaneamente obiettivi di economia circolare e obiettivi di tutela della salute e della sicurezza delle comunità”.