Dat, Pacchioni e Venturelli “Ribadiamo la necessità di una legge”

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Nel corso della seduta di giovedì 16 marzo, il Consiglio comunale di Modena ha trattato congiuntamente due ordini del giorno sul fine vita. Il Gruppo consiliare del Pd ha ribadito la necessità di una normativa nazionale e, quindi, il pieno appoggio alla proposta di Legge sulle Disposizioni anticipate di Trattamento appena approdata alla Camera. Nel corso del dibattito sono intervenute le consigliere Pd Chiara Pacchioni e Federica Venturelli:

Il Gruppo consiliare del Pd modenese, nella seduta del Consiglio di giovedì 16 marzo, ha appoggiato in modo compatto e convinto la proposta di Legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) appena approdata in Parlamento, relatrice la deputata Pd Donata Lenzi. Questo in continuità e in attuazione della scelta, già operata dall’Amministrazione modenese nel 2010, di istituire il Registro delle Dichiarazioni anticipate di volontà.
CHIARA PACCHIONI: “E’ necessario garantire risposte legislative nuove e credibili alle richieste di indicazioni normative provenienti dai malati, dalle loro famiglie, dai professionisti sanitari e dalla società intera. Vanno valorizzate, in particolare, l’alleanza terapeutica, la partecipazione alle cure e il consenso informato come imprescindibili tappe di un processo decisionale condiviso tra medico e paziente sulle scelte di fine vita, al termine del quale si riconosce al malato la facoltà di accettare o rifiutare qualsiasi trattamento, comprese nutrizione e idratazione artificiali, e la possibilità di esprimere in anticipo la propria decisione, qualora si trovi nelle condizioni di non poterlo fare poi, nominando un rappresentante di fiducia. Citando i documenti vaticani, ho portato anche il contributo del Magistero della Chiesa Cattolica alla luce delle più recenti ricerche biomediche e delle attuali realtà sociali e sanitarie”.
FEDERICA VENTURELLI: “Siamo l’unico Paese, insieme all’Irlanda, che non ha ancora una legge sul testamento biologico (ben diverso da eutanasia e suicidio assistito) e il vuoto normativo ha conseguenze devastanti sulle vite delle persone. I casi di dj Fabo, Eluana Englaro e Piergiorgio Welby sono solo quelli che hanno avuto maggiore clamore mediatico. Le Istituzioni, in questi anni, si sono dimostrate distratte sul tema dei diritti civili, che non sono mai una conquista di una parte, ma un patrimonio collettivo. Il ddl Lenzi è un testo molto equilibrato e una buona base di partenza sulla strada di una maggiore libertà nelle scelte del fine vita. La risposta che lo Stato garantisce deve essere uguale per tutti e non affidata alle circostanze del momento o ai singoli professionisti sanitari che si incontrano. Il diritto di scegliere di morire dignitosamente, e non tra sofferenze atroci, non può essere un privilegio per pochi benestanti. Si deve legiferare per garantire a tutti la possibilità di scegliere. Chi alla fine deve poter decidere, in un senso come nell’altro, è la persona: uno Stato di diritto non può costringere i suoi cittadini a rifugiarsi in soluzioni illegali o clandestine”.