Referendum, Campedelli e Serri “Perché sosteniamo il Sì”

Dalla Regione

I consiglieri regionali modenesi Pd Enrico Campedelli e Luciana Serri: “Si supera finalmente quel bicameralismo paritario che oggi è un’anomalia nel panorama internazionale, producendo risparmi dal punto di vista dei costi della politica, ma soprattutto dei suoi tempi”.

“Per la prima volta nella storia referendaria del nostro Paese gli italiani avranno di fronte un quesito chiaro e comprensibile, che riprende il testo della legge di riforma costituzionale approvata dalle Camere secondo l’iter stabilito dall’articolo 138 della Carta stessa. Il popolo italiano dovrà dire, nella sostanza, se è favorevole al “superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”. Nient’altro che questo. Non si parla di leggi elettorali, sfiducia o maggiori poteri al presidente del Consiglio. Non si sposta di un millimetro l’equilibrio tra potere Esecutivo e Legislativo. Semplicemente si supera finalmente quel bicameralismo perfetto che oggi è un’anomalia nel panorama internazionale, producendo risparmi dal punto di vista dei costi della politica, ma soprattutto dei suoi tempi. Perché è evidente che il bicameralismo perfetto rallenta strutturalmente i lavori parlamentari e quindi la soluzione dei problemi del Paese, le risposte che la politica deve alla comunità”. Così i consiglieri regionali Enrico Campedelli e Luciana Serri, entrambi ex sindaci, sottolineano l’importanza del voto per il Sì al quesito referendario. “E’ un superamento, quello del modello attuale – spiegano i consiglieri regionali – che già auspicavamo quando da sindaci proponevamo una trasformazione del Senato attraverso la creazione di un organismo degli Enti Locali e delle Regioni che potesse aprire un confronto stabile con il Governo nazionale sulle tematiche che riguardavano i territori. In questo senso si avranno maggiore capacità di dialogo fra i livelli istituzionali e migliore opportunità di risposta per i territori. I tempi della società di oggi non sono più conciliabili con quelli dettati dall’attuale funzionamento dei lavori parlamentari: occorre maggior capacità di risposta in tempi più stretti. Non è la prima volta che la Costituzione viene riformata: con questo referendum costituzionale ci si deve esprimere su riforme che l’Italia attende da vent’anni, previste anche nei programmi elettorali della sinistra italiana e dell’Ulivo e su questioni che avevano visto anche i Padri Costituenti dividersi nel dibattito in Assemblea e che poi avevano preso forma nella nostra attuale Costituzione in risposta alle condizioni storiche del tempo. Non vogliamo sottovalutare il significato politico del voto, ma è necessario stare nel merito: nei fatti, il giorno dopo il referendum, se avrà vinto il Sì avremo un Paese dove il sistema politico è più semplice, meno costoso, più rapido nelle decisioni. Se avrà vinto il No tutto resterà come adesso. E noi crediamo che adesso il sistema non funzioni bene o, almeno, che possa funzionare meglio. Gli elettori possono finalmente decidere se ridurre il numero dei parlamentari, abolire il Cnel, ridurre i costi della politica: sono temi che a molti sembrava impossibile far approdare a quesito referendario. E noi siamo fiduciosi che prevarrà il buon senso e non un approccio ideologico che non fa l’interesse dell’Italia, dei cittadini e del loro futuro”.