Dopo i ripetuti attacchi di cui è stato oggetto il ministro modenese per l’Integrazione Cécile Kyenge, il presidente della Direzione del Pd modenese Giovanni Taurasi si interroga sul grado di razzismo presente nel nostro Paese. Ecco le sue considerazioni:
«Non ho mai pensato che la Lega fosse un partito razzista, e tanto meno chi la vota(va), e nemmeno che l’Italia fosse un Paese razzista. Nel passato l’Italia si è macchiata di gravi crimini contro l’umanità ed è stata complice durante il fascismo del nazismo. Altro che italiani brava gente. Di crimini, anche a sfondo razziale, ne hanno compiuti anche gli italiani nella loro storia: pensiamo alla pulizia etnica in Libia, all’uso di gas in Etiopia, alla deportazione di ebrei, omosessuali, dissidenti, ai massacri perpetrati sul confine orientale… Ma anche se il noto Manifesto del Fascismo aveva annunciato che «è tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti», in realtà, nei sentimenti più profondi degli italiani, non albergava un sentimento razzista, perlomeno in base a come va inteso il termine scientificamente. Peraltro il Manifesto della razza, che contava, non dimentichiamolo, tra i dieci firmatari ben tre docenti che insegnarono all’Università di Modena, abbracciava teorie razziali di tipo biologico, basate sulla pretesa purezza del sangue, che non erano diffuse nemmeno tra i razzisti italiani, legati prevalentemente alla componente «spiritualistica» del razzismo. Certo, era presente nella società italiana un sentimento xenofobo, emerso significativamente quando anche il nostro Paese è stato toccato, in ritardo rispetto agli altri, dal fenomeno dell’immigrazione, e nonostante noi italiani fossimo stati storicamente un popolo di migranti. Oggi ci sono molte inquietudini e paure nei confronti dell’immigrazione. Che riguardano italiani di destra, di sinistra, di centro e di nessun orientamento politico. Inquietudini che a volte sono anche comprensibili. Perché l’immigrazione è un fenomeno complesso, che va governato. Un fenomeno che può offrire anche opportunità al nostro Paese. E ne sta offrendo. Si vadano a vedere i dati della Camera di Commercio di Modena sulle imprese condotte da stranieri, il contributo che danno i lavoratori immigrati all’economia e alla società modenese o quello delle famiglie straniere per contrastare la bassa natalità italiana: ogni anno in Italia nascono 70 mila bambini in meno, una città delle dimensioni di Carpi, e ciò condanna il nostro Paese ad un invecchiamento senza futuro. Ma l’immigrazione, va detto, presenta anche problemi. Le soluzioni sono difficili da trovare e passano necessariamente attraverso l’integrazione (poi possiamo discutere del modello: multiculturalismo, assimilazione, mix di modelli o nuove modalità di integrazione), ma è indubbio che è un tema che non si può eludere da una parte e non si può banalizzare dall’altra. Detto questo, quando vedo le provocazioni delle destre e della Lega sul tema dell’immigrazione e i volgari attacchi al ministro Kyenge, mi rendo conto che si vuole scavare e far emergere quel residuo razzismo presente in tutte le società. La sua nomina a ministro è stata una cartina di tornasole. Al di là di ciò che sta facendo come ministro, e di progetti per l’integrazione ne segue e ne realizza molti, e al di là di come si concluderà la battaglia per lo Ius Soli, che mi vede favorevole, anche solo per il fatto che sta facendo emergere con il colore della sua pelle questi vergognosi sentimenti razzisti, il ministro Kyenge sta cambiando, in meglio, questo Paese. Perché le malattie si sconfiggono solo conoscendole. E il razzismo è una malattia, che se non viene affrontata può essere anche letale per le democrazie, come accaduto in passato.
Grazie Cécile.
Non ne hai bisogno, ma coraggio. E avanti!»