A Gioacchino, che mi riporta sempre alla sorgente dell’impegno politico

Segreteria



Domenica mattina alla Festa sono intervenuto all’iniziativa promossa insieme all’Anpi per il 70mo anniversario dell’8 settembre 1943, che ha visto il bellissimo intervento di Luigi Berlinguer, nostro europarlamentare. Un saluto mio, con un’idea in testa: in questi settant’anni, quando si è posto mano all’avvio di una fase nuova per il Paese, quando si è affacciata alla politica una generazione nuova dopo le diverse crisi, si è dovuti attingere quasi sempre a quella stagione di riscatto collettivo, a quelle ragioni, a quei valori, a quella scelta di campo per la democrazia e per la ricostruzione del Paese. Tanti lo possono riscontrare, nelle biografie politiche e nella propria vicenda personale. E’ stato cosi credo per tanti, anche per me.

Avvicinandomi alla politica all’inizio degli anni ’90, nei mesi in cui imperversava Tangentopoli, crollavano partiti e la politica sembrava solo fango, sentivo l’esigenza di “alimentarmi” alla sorgente dell’impegno politico. Sentivo parlare a Concordia, il mio paese, da un amico, di un certo Gioacchino Malavasi, concordiese, che in pieno ventennio fascista, dieci anni prima dell’8 settembre, fu promotore di uno dei primi movimenti antifascisti organizzati, a Milano, dove si era trasferito ventenne. Se ne erano un poco perse le tracce, perché Gioacchino non tornava a Concordia da tantissimo tempo, le scovai, seppi che viveva in un ospizio ad Assisi, ormai ultranovantenne, con la moglie. Volli conoscerlo, ascoltarlo. Così lo andai a trovare più volte. Volevo studiare la sua vicenda umana e politica, credo emblematica, a partire dalla stagione della Resistenza, dalla battaglia antifascista.

A partire da un volantino che lui e i suo amici stamparono clandestinamente, che diffusero nel nord Italia , anno 1932,  e  costò loro la carcerazione. Un volantino che recita profetico: “Chi, nella lotta contro il fascismo, si difende non è il ribelle ma è l’uomo italiano“. Poi “Crediamo non essere illegittime la volontà e l’azione che condurranno alla caduta del fascismo”. Infine: “E’ illogico ed assurdo essere chiamati all’ubbidienza cieca e nello stesso tempo al più perfetta apatia, alla più stupida indifferenza circa le origini e gli scopi del potere fascista, abdicando al chiaro diritto preesistente”. Diritto preesistente, ossia i diritti e la dignità della persona umana, i diritti di libertà, la democrazia ! Ecco, ancora una volta, in questo nel 70mo anniversario, in questi giorni difficili ma anche pieni di speranze che aspettano solo di trovar spazio, torniamo a quelle fonti.


(immagine: particolare di una foto di SamueleGhilardi via photopin cc)