La lunga intervista al segretario provinciale Paolo Negro su Prima Pagina dell’11 agosto 2013 firmata da Giuseppe Leonelli.
Segretario, qual è lo stato di salute del Pd modenese?
«Risentiamo inevitabilmente dei travagli che abbiamo vissuto a livello nazionale per il risultato elettorale di febbraio, per le vicende della Presidenza della Repubblica, per esserci assunti la responsabilità di dare al Paese un governo di servizio che faccia le riforme che servono. Siamo l’unico vero partito e viviamo le condizioni di sofferenza della società, italiana e modenese. Le crisi creano ansia, ma sono anche una incredibile opportunità di cambiamento. Ed è la via che dobbiamo intraprendere anche a Modena e alla quale sto lavorando».
Qualcuno, come il candidato alla segreteria Ori, ha però fatto notare come la sua segreteria non sia pienamente legittimata.
«Il Pd modenese ha un segretario e un gruppo dirigente che sta vedendo coinvolte anche nuove energie dal territorio, ha una linea che ricerca l’innovazione e il cambiamento, ha un obiettivo a breve termine: la costruzione del programma e il nostro congresso che si terrà in autunno, come da statuto, per prepararci alle amministrative del 2014. In vista delle quali terremo le primarie a fine gennaio, inizio febbraio 2014. Insomma, pur dentro una fase complicatissima e sofferta, siamo sul pezzo al cento per cento. Io rimango, inguaribilmente, ottimista».
Eppure lei è un segretario a tempo determinato.
«Siamo tutti a tempo determinato. Smettiamola con questa contabilità temporale. Ci si legittima sul campo, non stando a guardare. Si può rinnovare anche avendo davanti a sé un periodo limitato, è una questione di testa, non di calendario. Di capacità di cogliere i bisogni reali di chi ci sta intorno, interpretarli e dar loro forma politica compiuta. Io sto cercando di dare un’impronta chiara alla mia segreteria, per il Pd. I bilanci li faremo alla fine, ma se consideriamo questa pausa di Ferragosto il giro di boa, mi lasci esprimere una certa soddisfazione. Anzi, molta, se posso essere sincero».
Quali successi rivendica di avere già raggiunto?
«I successi veri nascono dal lavoro. A luglio, abbiamo lanciato il ‘Cantiere del programma’ per arrivare prima al congresso, poi alle amministrative con un’agenda di idee e proposte di cambiamento sui temi forti: dal lavoro, all’ambiente e all’urbanistica, all’Europa. Un cantiere che sarà attivo da qui a tutto settembre e che ha già visto l’adesione di oltre 200 persone e competenze. Sto cercando di incontrare tutti i circoli, partendo dai più piccoli, dall’alta montagna alla Bassa, per riscoprire insieme la passione, per rilanciare la partecipazione attiva dei nostri iscritti e simpatizzanti. Ho iniziato questo itinerario, che ho chiamato ‘Modena coast to coast’ e che, sera dopo sera, mi sta facendo incontrare tante persone, da San Prospero a Montecreto. Ci sono anche sorprendenti segnali positivi: persone, giovani e non, che si iscrivono al Pd, proprio adesso, per la prima volta, perché nonostante tutto siamo l’unica speranza. Nei giorni scorsi ad esempio hanno aderito al Pd un gruppo di giovani, del mondo delle professioni, delle partite Iva, da tempo impegnati a ragionare sul tema ‘Modena smart city’. Un gruppo che ha riconosciuto nel Pd l’unico interlocutore per il cambiamento nelle nostre città e ci darà una mano per immaginare la città che sarà, vivibile e ‘intelligente’. Stiamo ridisegnando la comunicazione del partito anche per riuscire di nuovo a parlare a giovani e giovanissimi, un pezzo fondamentale della società che in occasione delle ultime elezioni ha in prevalenza guardato a Grillo. Mi fermo qui, ma potrei continuare. Serve un lavoro a testa bassa, con lo spirito umile e determinato del mediano, per consegnare al partito e a Modena un progetto per il futuro fondato sull’innovazione. A missione compiuta, potrò dire di aver vinto il mio mondiale».
E a missione compiuta si candiderà al Congresso?
«Io lavoro pensando solo a fare bene per il Pd e portare il Pd, con un gioco di squadra, al Congresso. Non considero la politica come un processo di carriera necessariamente ascendente. Provo a ricordare a me stesso ogni giorno che la politica è servizio, o è cattiva politica: con questo spirito affronterò anche la fase più stringente del congresso».
Che modello di partito Pd modenese immagina debba uscire dal congresso?
«Un partito agile, non burocratico, un partito con una vera e vivace democrazia interna fatta di confronto e produzione di idee, dal primo all’ultimo circolo, un partito che sappia decidere e rimanere unito dopo aver deciso».
D’accordo, eppure ci sono problemi contingenti da affrontare. A partire dalla richiesta del comitato per l’acqua di infilare un banchetto per la raccolta firme nella festa di Ponte Alto.
«A quanti stanno raccogliendo le firme sul tema della tutela delle falde e che ci hanno chiesto di raccogliere firme all’esterno della festa, non potevamo certo dire di no: perché non potremmo dirlo, trattandosi di un’area esterna, e soprattutto perché siamo democratici per davvero, pur consapevoli del tratto di provocazione della richiesta. E la provocazione non sempre è funzionale a una causa. Personalmente credo più nel dialogo che ricerca una sintesi che nelle forzature. Sono convinto che sul tema, al momento, la posizione del Pd sia una prima buona sintesi: totale tutela della qualità dell’acqua, ma nessun fondamentalismo».
Chiunque sarà il segretario Pd, in autunno il partito dovrà fare i conti con la selezione del candidato sindaco in città.
«Su questo tema ho già espresso più volte il mio pensiero. Non concordo sull’idea di fare mesi e mesi di primarie non dichiarate disquisendo sui nomi, questo sì, questo no, quello forse. Ora c’è un cantiere già al lavoro di tutto il partito. Le persone, nella mia visione, vengono prima del partito, ma vengono un passo dopo un progetto in comune per il futuro».
Lei ha incontrato nel giro di pochi giorni Epifani, Bersani, Renzi, Cuperlo, Civati, a Bosco Albergati. E’ stato un preludio al congresso nazionale.
«Sono incontri importanti, per la base del Pd modenese, che ha avuto l’opportunità di veder squadernati senza sconti i termini di confronto sul futuro del Pd e del Paese. Un forte segno di vitalità, per chi la vuol vedere. Solo noi, pur rischiando di farci delmale, proviamo a farci del bene con un congresso vero. Nulla sappiamo degli altri partiti: bilanci, iscritti, congressi, primarie. Nulla. Al segretario Epifani ho posto esplicitamente, a nome del Pd modenese, alcuni temi sul quale terremo insieme il punto. Il primo: chiudere subito il dibattito sulle regole per dare la prospettiva certa, anche nei tempi, di un congresso nazionale vero e aperto. Il secondo: porre al centro del congresso non il grado di fedeltà al Governo Letta, ma un progetto Paese che ci porti finalmente alla vittoria delle prossime elezioni. Terzo: incalzare con sempre più forza il governo Letta a dare risposte puntuali alle ferite del Paese in ambito economico e sociale. Quarto ed ultimo: i democratici ingaggino una battaglia in Parlamento a settembre per fare, subito, una nuova legge elettorale che metta in sicurezza il futuro della democrazia italiana, la possibilità di tornare al voto se la situazione si impantana, per non rimanere ostaggio delle larghe intese».
E Renzi? Anche lei è un renziano ‘convertito’?
«Credo che nessuno possa tacciarmi di incoerenza nella mia posizione riguardo a Matteo. Dichiarai proprio qui sul vostro giornale alla vigilia delle primarie di non avere alcun tipo di remora nei suoi confronti, che era energia pura per il Pd, ma che avrei appoggiato Bersani perché lo ritenevo più maturo ed esperto per fare il premier nel momento di più grave crisi della nostra storia repubblicana. Il problema è che Bersani e il Pd si sono fermati prima, ma Enrico Letta sta dimostrando che l’esperienza e la competenza servono tantissimo. Al contempo ho dichiarato che avrei potuto votarlo da candidato segretario: vedevo cioè la necessità e la potenzialità che Renzi passasse dall’esperienza di segretario, imparando e dimostrando di saper guidare un collettivo, il più grande partito del Paese, per poi cambiarlo da premier, il Paese».
Dunque, oggi, si orienta a votarlo da candidato segretario?
«Ho detto, introducendo Renzi a Bosco Albergati, che serve cambiare il Pd per cambiare il Paese, e noi siamo nati per questo. Io, da segretario provinciale, dentro un processo democratico, insieme a tanta parte della nostra base, credo sia giusto aspettare, chiedere che sia finalmente indetto il congresso, che siano in campo le candidature e i rispettivi progetti e poi scegliere davvero convintamente. Penso che si annunci una corsa vera ed avvincente che cambierà il Pd, fra: Renzi, energia pura ed idee nuove; Cuperlo, i valori della sinistra; Civati, un Pd di combattimento; Pittella, il nostro sogno europeista».