Chiusura Cie Modena, Baruffi e Vaccari “Decisione sacrosanta”

Dai parlamentari, slider

“Giusta la proposta del sindaco Pighi di utilizzare la struttura di via Lamarmora per le misure alternative al carcere, chiediamo, però, al prefetto di farsi carico del futuro immediato della trentina di lavoratori che, con la chiusura del Cie, perdono definitivamente il posto di lavoro”: i parlamentari modenesi del Pd Davide Baruffi e Stefano Vaccari che, da mesi, seguono le vicende interne al Cie modenese, ribadiscono che la decisione di chiudere la struttura non aveva ormai alternative: “La legge Bossi-Fini si è dimostrata un completo fallimento e, con essa, hanno fallito i Cie”.

In luglio, insieme al collega Patriarca, avevano visitato la struttura e denunciato la situazione ormai insostenibile per i lavoratori e per gli internati. Nelle settimane successive, ciascuno nel proprio ramo del Parlamento, avevano presentato interpellanze urgenti al Ministero dell’interno. I parlamentari modenesi del Pd Davide Baruffi e Stefano Vaccari che, da mesi, stanno seguendo le vicende interne al Cie di Modena, si dicono soddisfatti della decisione di chiudere definitivamente la struttura. “Come abbiamo più volte ribadito al ministro competente – spiegano Baruffi e Vaccari – le condizioni interne alla struttura modenese erano divenute non più sostenibili. I diritti dei lavoratori e quelli degli internati non erano più tutelati. La gestione affidata al massimo ribasso ad un operatore esterno aveva fatto definitivamente affiorare le contraddizioni e i tanti problemi di vivibilità di una struttura nata per consentire l’identificazione degli stranieri e trasformatasi, con le nuove leggi, in un luogo di detenzione dove convivevano, affiancati, irregolari e persone che non avevano commesso reati. La legge Bossi-Fini si è dimostrata un completo fallimento e con essa hanno fallito i Cie: sono irrispettosi della dignità umana, non risolvono in alcun modo il problema della clandestinità e, alla fine, hanno anche un costo eccessivo a carico dell’erario pubblico. Ora si aprono due problemi per la nostra comunità: uno di ordine generale, cosa fare dell’edificio di via Lamarmora, e uno di ordine particolare, il futuro professionale della trentina di persone che, a vario titolo, vi lavorano. Crediamo sia convincente la proposta avanzata dal sindaco Pighi, delegato per l’Anci sui temi della sicurezza: la struttura, adeguatamente ristrutturata, potrebbe essere utilizzata per le misure alternative al carcere, spesso non utilizzate proprio per carenza di spazi. Quanto ai posti di lavoro che si vanno perdendo chiediamo al prefetto di farsi carico di questo tema, i lavoratori, già provati da mesi di gestione sconsiderata, non possono essere semplicemente abbandonati al loro destino”

(Fonte fotografia: volontariatoggi.info)