Apicoltura, Serri “Misure per far fronte alle difficoltà degli operatori”

Dalla Regione

Le consiglieri regionali Pd Luciana Serri e Francesca Marchetti hanno interrogato la Giunta della Regione Emilia-Romagna allo scopo di favorire un settore in difficoltà, come quello della produzione dell’apicoltura, che offre un prezioso contributo al mantenimento della biodiversità e alla produzione agricola.

Il drastico calo della produzione ha messo in crisi il settore dell’apicoltura. Nell’anno in corso si sono registrate grandi criticità, a causa in particolar modo degli eventi estremi prolungatisi per tutta la primavera imputabili al cambiamento climatico, con fenomeni nevosi al di fuori della stagione invernale e una piovosità senza precedenti nel mese di maggio. Il forte calo ha messo in crisi un settore interessante anche per l’economia della nostra regione: in Emilia-Romagna sono presenti oltre 100mila alveari con una produzione di miele pari a circa il 12% del totale. Del tema si sono fatte carico le consigliere regionali Pd Luciana Serri e Francesca Marchetti presentando alla Giunta un’interrogazione con lo scopo di non lasciare solo un settore che offre un prezioso contributo al mantenimento della biodiversità e alla produzione agricola. “Il calo drastico della produzione – spiegano Luciana Serri e Francesca Marchetti – ha comportato e sta comportando forti difficoltà di tenuta di parti importanti del settore, un settore fondamentale per la biodiversità e con un ruolo positivo nella produzione agricola. Occorre ora concentrarsi sui danni e sul mancato reddito degli operatori del settore e intervenire con misure utili a sostenerli”. Alla Giunta viene chiesto “se intenda adottare eventuali misure per far fronte alle difficoltà di questi operatori, ciò allo scopo anche di favorire che l’apicoltura continui ad offrire il suo prezioso contributo al mantenimento della biodiversità e alla stessa produzione agricola”. Una stima dell’Osservatorio Nazionale Miele e Ismea per la sola mancata produzione di miele di acacia ammonta ad oltre 11 milioni di euro, per il territorio dell’Emilia-Romagna, senza contare la mancata produzione degli altri mieli primaverili e i costi per la nutrizione delle famiglie.