Campedelli “Riconoscere competenze di chi dona assistenza”

Dalla Regione

Il consigliere regionale Enrico Campedelli ha presentato un’interrogazione scritta alla Giunta regionale; la risposta offre un quadro organico dei provvedimenti, crediti formativi o buone pratiche in Emilia-Romagna a favore di chi si prende cura di chi ha bisogno di assistenza. Ecco la sua dichiarazione:

La nona edizione del Caregiver Day che si sta svolgendo in questi giorni è un’occasione utile per fare il punto sul sistema di caregiver familiare cioè di quelle persone che in modo gratuito e responsabile si prendono cura dei propri cari che si trovano in condizioni di non autosufficienza. Grazie anche al contributo di esperienza di Loredana Ligabue (della cooperativa carpigiana “Anziani e non solo” e segretaria dell’associazione Carer, che raccoglie i caregiver dell’Emilia-Romagna), ho da tempo assunto questo tema e ne ho approfondito la ricaduta in ambito regionale.
Ho depositato alcuni giorni fa un’interrogazione a risposta scritta per chiedere alla Giunta regionale di fare il punto sulla legge regionale in materia (L.R. 2/2014 “Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare”) finalizzata a riconoscere e promuovere, nell’ambito delle politiche del welfare, la cura familiare e la solidarietà come beni sociali, in un’ottica di responsabilizzazione diffusa e di sviluppo di comunità; la legge ha riconosciuto la figura del caregiver familiare in quanto componente informale della rete di assistenza alla persona e risorsa del sistema integrato dei servizi sociali, socio-sanitari e sanitari. In particolare l’articolo 6 della legge favorisce la valorizzazione delle competenze maturate dai caregiver, l’accesso o il reinserimento lavorativo del caregiver familiare, l’esperienza maturata nell’attività di assistenza e cura prestata in qualità di caregiver familiare operante nell’ambito del PAI, il lavoro di caregiver possa essere valutato ai fini di una formalizzazione o certificazione delle competenze, ovvero quale credito formativo per l’accesso ai percorsi formativi finalizzati all’acquisizione della qualifica di operatore socio-sanitario o di altre figure del repertorio regionale relative all’area socio-sanitaria. Nella mia interrogazione ho chiesto in modo chiaro se tale articolo abbia prodotto provvedimenti, crediti formativi o buone pratiche, riconoscendo così le competenze maturate dai caregiver come previsto dalla legge regionale.
Esprimo grande soddisfazione per la puntuale risposta della vicepresidente e assessora al Welfare Elisabetta Gualmini, che ha delineato un quadro complessivo delle ricadute concrete delle linee attuative della legge, coerenti con il sistema della formazione professionale e delle politiche del lavoro. In Emilia-Romagna è attivo il Servizio regionale di formalizzazione delle Competenze, acquisite sia con la partecipazione a corsi di formazione, sia tramite l’esperienza maturata. I caregiver familiari possono chiedere il riconoscimento delle competenze acquisite: Asl e Comuni possono rilasciare un’attestazione del coinvolgimento del caregiver familiare nel Pai. Sul fronte delle politiche del lavoro il caregiver familiare si può includere nei programmi di intervento integrati volti all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale; la Regione investe inoltre sui giovani caregiver nell’ambito della scuola, perché crede nel valore formativo del lavoro di cura, fonte di arricchimento e crescita personale.
Se volete approfondire questo importante tema, vi invito a partecipare all’iniziativa “Lavoratrici e lavoratori over 55: risorsa per il lavoro e la cura” in programma il 28 maggio alle 15 alla casa del volontariato di Carpi. Il caregiver è una realtà ancora difficile da percepire; la Regione Emilia-Romagna sta facendo molto e il percorso è ancora tanto. Il mio impegno in questo ambito proseguirà in modo vigile e costante.