Fassino: “Da analisi costi-benefici nessuna smentita utilità Tav”

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“L’analisi costi-benefici non smentisce nessuna delle ragioni che motivano la realizzazione della Torino-Lione”: il deputato Pd Piero Fassino approfondisce le conclusioni dell’analisi costi-benefici sul tratto di alta velocità Torino-Lione. Ecco la sua dichiarazione:

“La valutazione costi-benefici sulla Torino-Lione (Tav) si è rivelata per quel che si temeva: un documento parziale, approssimativo e di scarsa affidabilità. Resta un mistero come la Commissione incaricata possa indicare un saldo negativo di 7 miliardi, quando il costo totale dell’opera (inclusa la parte francese) è di 18 e il costo per l’Italia è di 4.7 miliardi (3 per tunnel e sezione transfrontaliera e 1.7 per la sezione nazionale). Una valutazione così sproporzionata la dice lunga sulla “imparzialità” della Commissione che in realtà ha formulato conclusioni precostituite. In particolare calcolare tra i costi il minore incasso per accise e pedaggi autostradali che lo Stato subirebbe per il trasferimento di una parte delle merci dai Tir ai treni equivale a dire che lo Stato, per non perdere soldi, può incoraggiare ogni forma di gioco d’azzardo o interrompere le campagne informative sui rischi sanitari da fumo. Peraltro al netto di quel minore incasso – calcolato in 3.5 miliardi – per l’Italia la Tav non sarebbe passiva, come dimostrato da un membro della Commissione che si è dissociato dalle conclusioni formulate dalla Commissione. E il fatto che un membro della Commissione si sia dissociato è ulteriore conferma della scarsa attendibilità delle conclusioni. Non solo, ma l’analisi si caratterizza per altre vistose lacune. Si sottostima gravemente l’impatto ambientale di 750.000 Tir che transitano per il tunnel autostradale del Frejus e si sottostima ancor di più la riduzione di CO2 e di polveri sottili che si avrebbe dal trasferire una quota dei flussi dai Tir ai treni. Non si valutano gli impatti positivi dell’opera di attrazione di nuovi investimenti e servizi e non si considerano le conseguenze negative  produttive e occupazionali che deriverebbe dal blocco della Tav. Si continua a sostenere che l’attuale linea storica può soddisfare le esigenze di trasporto, quando invece si tratta di una infrastruttura costruita nel 1871 e che i successivi adeguamenti non hanno sostanzialmente modificato, tant’è che oggi la linea  ha un bassissimo tasso di utilizzo perché non ha standard di sicurezza, sopporta soltanto convogli corti e di basso tonnellaggio. E non perché non ci siano flussi, che transitano per il Valico autostradale. Si riconosce che il blocco costerebbe – per penali e ripristino – 4 miliardi, più di quanto occorre spendere per il completamento dell’opera (3 miliardi). Ma da questa ammissione non si trae la conseguenza che sia preferibile completare l’opera, con la conseguenza di spendere gli stessi soldi per tenersi una ferrovia vecchia e tenersi i Tir sulle strade. Insomma: la analisi costi-benefici non smentisce nessuna delle ragioni che motivano la realizzazione della Torino-Lione. Al contrario gli argomenti per bloccare l’opera sono parziali e infondati”.