Apicoltura, Serri “In Emilia-Romagna una nuova legge”

Dalla Regione

La consigliera regionale modenese del Pd Luciana Serri, presidente della Commissione Politiche economiche, è la relatrice della proposta di legge della Giunta dell’Emilia-Romagna dal titolo “Norme per lo sviluppo, l’esercizio e la tutela dell’apicoltura in Emilia-Romagna” che punta ad alzare il livello di qualità del prodotto, aumentare i controlli e tutelare l’autoctona “ligustica”.

Undici articoli per dare al settore apistico della nostra Regione una nuova disciplina, dopo trent’anni dalla precedente, volta a promuovere lo sviluppo dell’apicoltura, valorizzare i prodotti, avviare una seria programmazione delle attività del settore, adottare adeguate misure di difesa igienico-sanitarie e tutelare l’autoctona Apis mellifera ligustica. Sono questi alcuni dei punti salienti contenuti nella proposta di legge della Giunta dell’Emilia Romagna, dal titolo “Norme per lo sviluppo, l’esercizio e la tutela dell’apicoltura in Emilia-Romagna”, di cui è relatrice la consigliera Luciana Serri. Oltre a mettere ordine e ammodernare una materia che fino ad oggi ha visto avvicendarsi diversi interventi normativi a livello nazionale e comunitario, la nuova proposta di legge emiliano-romagnola consentirà di tutelare la popolazione apistica riducendo i danni derivanti dai trattamenti fitosanitari, salvaguardare l’ambiente e la sua biodiversità con positive ricadute anche sulle attività agricole in un’ottica di difesa globale di un sistema faunistico dalle spiccate ricadute produttive ed economiche. “In Emilia-Romagna l’apicoltura rappresenta un’attività di una certa entità, in termini di numero di operatori e di presenza di aziende professionali – spiega Luciana Serri – ponendoci ai primi posti in termini di patrimonio apistico e di valore complessivo della produzione anche a livello nazionale. Per questo una nuova legge assume grande significato nel suo sostegno ad una fetta significativa dell’economia agricola regionale, anche in chiave di sbocco occupazionale per i giovani del territorio”. In Emilia Romagna operano attualmente circa 3.900 apicoltori, con un trend in crescita soprattutto tra i giovani, ripartiti per tipo di attività tra autoconsumo (65%) e attività commerciale/professionista (35%), e risultano presenti circa 11.500 apiari aperti (di cui il 61% classificati come stanziali, ed il 39% come nomadi) per un patrimonio apistico che si assesta attualmente su un valore di oltre 137.000 alveari. La produzione media regionale nel 2016-2017 è di circa 1.000 tonnellate/anno di miele (circa il 7% della produzione nazionale), in calo rispetto alle produzioni nelle annualità precedenti (pari a circa 2.900 tonnellate/anno di miele, circa il 10% della produzione nazionale) a causa degli scarsi andamenti produttivi legati alle avverse condizioni climatiche. “Ciò che la nostra Regione, terza a livello nazionale per patrimonio apistico presente dopo Piemonte e Lombardia, intende fare attraverso questa nuova legge non è soltanto mettere ordine in un quadro normativo ormai datato ma soprattutto – aggiunge Luciana Serri – promuovere e sostenere lo sviluppo di un settore fortemente attrattivo soprattutto per i giovani e contribuire alla tutela dell’ambiente adottando adeguate misure di difesa igienico-sanitarie che per la prima volta vengono inserite all’interno del piano regionale integrato relativo alle attività di controllo del campo della sicurezza alimentare, sanità e benessere animale, all’interno del quale si colloca l’ulteriore piano di controllo dell’impiego di fitofarmaci in fioritura”. La tutela della sottospecie autoctona viene garantita anche attraverso una serie di azioni finalizzate al miglioramento genetico, alla successiva diffusione del materiale selezionato e alla riduzione dei fenomeni di erosione genetica derivanti dall’ibridazione. Nel territorio della Regione, infatti, gli apicoltori non possono svolgere attività di selezione e moltiplicazione delle api regine e di materiale apistico vivo di sottospecie diverse dalla “ligustica”. Viene inoltre introdotto il divieto di introdurre nel territorio api appartenenti a sottospecie diverse da Apis mellifera ligustica e di lasciare apiari in stato di abbandono.