Pillon, Liotti “Testo retrivo e inemendabile, deve essere ritirato”

Modena

Nella seduta di giovedì 4 ottobre, il Consiglio comunale di Modena ha discusso un ordine del giorno Pd, prima firmataria la consigliera comunale Caterina Liotti, che chiede il ritiro dalla discussione parlamentare della proposta di legge, cosiddetta Pillon, sull’affido condiviso e la bigenitorialità. Sono intervenuti nella discussione i consiglieri Pd Chiara Pacchioni, Giulia Morini, Antonio Carpentieri, Simona Arletti e la stessa Caterina Liotti. Tutti hanno denunciato l’impossibilità di emendare un testo sbagliato e retrivo, imperniato su una idea di società patriarcale che sembrava essere stata affossata definitivamente con il nuovo diritto di famiglia. Ecco la dichiarazione di Caterina Liotti:

“Come per altre azioni del governo gialloverde, si usano parole che apparentemente trasmettono valori positivi e condivisibili per connotare provvedimenti e scelte politiche che vanno oggettivamente nella direzione opposta. Il disegno di legge Pillon va ritirato, non lo riteniamo emendabile. E’ tutto l’impianto ad essere sbagliato volendo solo rispondere al pregiudizio che l’attuale legge sull’affido favorisca le madri a discapito dei padri. Ricordo che nell’89% dei casi l’affido dei figli è già condiviso sulla base della legge 54/2006, sono meno del 10% i casi di affido esclusivo. Nella legislazione attuale è il giudice che, nel supremo interesse del benessere psico-fisico dei figli minori e sulla base della storia delle singole famiglie, stabilisce il domicilio del minore, i tempi da passare con i due genitori e il suo mantenimento. In questa proposta di legge invece il principale soggetto da tutelare sembra piuttosto il padre separato! Se passasse un tale impianto legislativo si farebbe un passo indietro di quarant’anni nel diritto di famiglia. Si fanno uscire le cause di separazioni dai Tribunali sottraendole ai giudici e alle loro competenze legislative per affidarle a fantomatici mediatori familiari e coordinatori genitoriali in barba alle conquiste per i diritti civili stabilite con il nuovo Diritto di famiglia del 1975, delle donne in particolare che prima di tale legge dipendevano dalla potestà del marito. Si introduce la mediazione obbligatoria, con aumento dei costi delle separazioni a discapito del coniuge più fragile economicamente (in genere, la donna per le condizioni del mercato del lavoro o spesso per scelte familiari) contrariamente a tutte le indicazioni sulla necessità che la mediazione sia volontaria per essere efficace. Si peggiora la legislazione in materia di contrasto alla violenza domestica sulle donne. Si introduce infatti il concetto di “sistematicità” per punire i maltrattamenti e le vessazioni familiari e si abbassano le pene previste. Le misure per migliorare le risposte alle donne che chiedono la separazione per motivi di violenza sarebbero ben altre: ad esempio, come suggerito dalla Commissione d’inchiesta sul femminicidio, si potrebbe unire il procedimento civile con quello penale per evitare che i figli possano essere assegnati al padre violento. Con il nostro odg chiediamo alla Giunta di relazionare, in una apposita Commissione sulla situazione modenese in modo da poter valutare sulla base di dati oggettivi (separazioni, redditi pro capite, composizione dei nuclei familiari etc.) la complessità degli elementi che concorrono a definire la situazione delle famiglie separate. Vorremmo che in quell’occasione anche le associazioni femminili impegnate su questi temi, e che ieri pomeriggio hanno partecipato al Consiglio comunale esprimendo il loro dissenso sul DDL Pillon, potessero portare la loro esperienza. Rimaniamo, infine, basiti che i 5stelle, a parole per i diritti e le libertà, possano aver firmato una proposta di legge così retriva e frutto di un clima conservatore montante”.