Profughi, Di Padova “Quali sono le condizioni di ospitalità?”

Modena

Le condizioni di ospitalità dei profughi presso le cooperative che operano sul territorio modenese sono al centro di una interrogazione presentata in Consiglio comunale a Modena dalla consigliera Pd Federica Di Padova. Partendo da due episodi specifici, entrambi riconducibili alla gestione della comunità L’Angolo, il Gruppo Pd chiede una più generale verifica che riguardi le organizzazioni di accoglienza.

Nel dicembre dello scorso anno un quotidiano locale denunciava le disperate condizioni di vita di un gruppo di profughi ospiti, nella frazione Bruciata, di uno stabile la cui gestione era affidata alla comunità L’Angolo. Un anno fa, una situazione simile, sempre relativa alla gestione della medesima comunità, era stata riscontrata all’interno dell’ex convento di San Cataldo. Una situazione talmente al limite che era stata la Curia stessa a decidere lo sgombero dell’immobile. Il tema delle condizioni in cui i profughi trovano ospitalità presso le cooperative che operano sul territorio di Modena è approdato in Consiglio comunale grazie alla consigliera del Pd Federica Di Padova, prima firmataria di una interrogazione. “In entrambi i casi riportati dalla stampa locale – spiega Federica Di Padova – i profughi vivevano in alloggi indegni e in condizioni igieniche più che deplorevoli. I media locali hanno compiuto il loro compito di denuncia pubblica, ora come Pd abbiamo voluto interrogare l’assessore competente per capire se siano state svolte indagini e accertate responsabilità, con provvedimenti conseguenti per i casi specifici. Più in generale, però, vorremmo capire se sia possibile procedere con una verifica più complessiva delle condizioni in cui profughi trovano ospitalità presso le cooperative che operano sul territorio di Modena e a che punto sia l’applicazione del decreto Minniti nei suo diversi aspetti, comprese le tempistiche per il riconoscimento dello status di rifugiati. Una comunità che si definisce solidale come quella modenese non può tollerare forme di accoglienza che sembrano rasentare lo sfruttamento”. L’assessore Urbelli nella sua risposta all’interrogazione ha spiegato che il sistema è di pertinenza della Prefettura, ma che il Comune ha deciso, comunque, di attivarsi. “Siamo soddisfatti – conclude Federica Di Padova – di come il Comune si attivi per completare un sistema che non è di sua diretta competenza. Crediamo sia indispensabile lavorare alla riduzione dei tempi di attesa per il riconoscimento della richiesta di asilo, condizione che contribuirebbe finalmente a far chiarezza sia per i profughi che per il sistema di accoglienza tutto. Bene, inoltre, le attività che sono state pianificate e svolte, in particolare i corsi di italiano e la mediazione culturale, in modo da dare un significato alla permanenza di questi giovani in attesa di una decisione sul loro status giuridico”.