Ius soli, Lucia Bursi “Non abbandoniamo, c’è ancora possibilità”

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Il segretario provinciale del Pd Lucia Bursi interviene sul rinvio in Senato del voto sulla riforma della cittadinanza e auspica che vengano sfruttati questi ultimi mesi di legislatura per superare le diffidenze e approvare finalmente il provvedimento. Ecco la sua dichiarazione:

“Il capogruppo Pd in Senato Luigi Zanda si è dovuto arrendere ai numeri. In questo momento, a Palazzo Madama, la legge sulla nuova cittadinanza, quella che punta a introdurre lo ius soli temperato e lo ius culturae per i figli degli immigrati che sono nati o che hanno studiato in Italia, non ha la maggioranza necessaria dei voti per essere approvata. Ma solo pochi giorni fa, alla nostra Festa, lo stesso Zanda aveva ribadito che quella proposta di legge era prioritaria per il suo valore intrinseco e le sue ricadute sociali. Come Pd modenese, dopo aver lavorato per anni a questo risultato, a cominciare dalla campagna “L’Italia sono anch’io”, chiediamo ai vertici del partito di non dare per persa la partita. C’è ancora uno scampolo di legislatura in cui poter lavorare, per spiegare e cercare di convincere anche coloro che sono scettici o temono un contraccolpo nell’opinione pubblica. E’ vero che la recente indagine Demos testimonia di come sia ampia la fetta di popolazione che si sente insicura di fronte all’ondata migratoria, ma è anche vero che l’Italia sta ottenendo risultati importanti, a partire dall’impegno rivendicato dallo stesso ministro Minniti, sempre a Modena alla nostra Festa, nel governo del fenomeno, risultati che ci vengono riconosciuti anche dall’Europa e confermati dal calo della intensità degli sbarchi. Approvare la nuova cittadinanza significa dare riconoscimento ai diritti di un milione di bambini e giovani che sono cresciuti tra i nostri figli e che sono già italiani nei fatti. In prospettiva, è una legge che assicura integrazione e maggiore coesione sociale. Per queste ragioni, dobbiamo cercare di sfruttare questi ultimi mesi di legislatura per continuare a lavorare nella direzione della tutela dei diritti”.