Partecipanza, Vaccari “Norme per preservare un’antica tradizione”

Dai parlamentari

E’ approdato, in mattinata, alla discussione dell’Aula di Palazzo Madama il disegno di legge sui Domini collettivi di cui il senatore modenese del Pd Stefano Vaccari è co-relatore. Nella sua relazione, il senatore Vaccari ha ricordato la storia millenaria della Partecipanza agraria di Nonantola, città di cui è stato sindaco per nove anni, e i valori che ancora oggi sottintendono alle gestioni collettive della terra, valori che il nuovo disegno di legge intende preservare nell’ottica dell’innovazione normativa, della sostenibilità ambientale e del presidio dei territori, della conservazione attiva e valorizzazione di un millenario patrimonio civico.

Nonantola e la sua Abbazia nell’anno Mille sono state al centro della discussione, oggi, nell’Aula di Palazzo Madama. Il senatore modenese del Pd Stefano Vaccari, sindaco di Nonantola per nove anni, in qualità di co-relatore con il collega Cucca del disegno di legge sui Domini collettivi, ha spiegato ai senatori cosa significa in concreto, per una comunità, la gestione di una proprietà collettiva come la più antica partecipanza agraria italiana, quella appunto di Nonantola, sorta sulle terre di proprietà di una delle più importanti strutture abbaziali europee, che ha resistito nella sua autonomia nonostante spinte centralistiche, anche autoritarie come in epoca fascista, avessero a più riprese cercato di “normalizzarla”. “Gli usi civici, come quelli del nostro Appennino, le partecipanze agrarie come quella di Nonantola, e tutte le diverse forme di domini collettivi – ha spiegato Stefano Vaccari – sono manifestazioni di un costume primordiale, emanazione genuine di una società che spontaneamente si auto-ordina al fine di garantirsi una migliore sopravvivenza quotidiana”. Gli usi civici sono arrivati fino a noi e con questo disegno di legge si intende tutelarne le originali specificità. “Il disegno di legge che oggi discutiamo – ha confermato il sen. Vaccari – vuole riconoscere i domini collettivi come soggetti neo-istituzionali, in quanto ad essi compete l’amministrazione, sia in senso oggettivo che soggettivo, del patrimonio civico, di cui sono presidio per la valorizzazione delle risorse naturali e dell’ambiente. Inoltre, in quanto enti gestori delle terre di collettivo godimento, rientrano a pieno titolo nell’imprenditoria locale cui competono le responsabilità di tutela e di valorizzazione dell’insieme di risorse naturali e antropiche presenti nel demanio civico”. Nella multiforme varietà delle gestioni collettive della terra Vaccari individua il nocciolo duro della tutela di valori millenari, ma indubbiamente di stretta attualità, come il valore della solidarietà – ci sono opere che non possono essere realizzate se non con la collaborazione degli altri -, quello del rispetto del bene così come lo si è ricevuto, il valore dell’identità dell’individuo in rapporto al bene collettivo, il valore di un “altro modo di possedere” – non la proprietà individuale, ma quella collettiva -, il valore dell’uguaglianza contro i tentativi di soprusi dei potenti. “Come Nonantola dimostra – ha concluso Vaccari – c’è una comunità di uomini unita da una storia comune, da comuni tradizione, da un comune lavoro, da finalità comuni, tratti questi che fanno di una proprietà collettiva una comunità anche spirituale, intesa come una comunità sorretta da comuni valori”.