Cpr, parlamentari “No ai vecchi Cie. Garanzie su diritti e risorse”

Dai parlamentari

I parlamentari modenesi del Pd Davide Baruffi, Edoardo Patriarca e Stefano Vaccari, che in passato, a più riprese, si sono occupati sul territorio e in Parlamento delle drammatiche condizioni di vita dentro i Cie, quello di Modena in particolare, chiedono precise garanzie preliminari al Governo prima che sia deciso dove aprire un Cpr in Emilia. Ecco la loro dichiarazione congiunta:

 

“Siamo tra quanti, negli anni scorsi, hanno denunciato, a più riprese, in Parlamento il malfunzionamento dei Centri di identificazione ed espulsione, il loro costo e la loro inefficacia, le pessime gare d’appalto con cui ne era stata assegnata la gestione, le violazioni contrattuali ai danni dei lavoratori, le scandalose condizioni in cui gli ospiti erano trasformati in detenuti e le condizioni di invivibilità all’interno per loro, i lavoratori e le forze dell’ordine. Per questo ci battemmo, dopo aver visitato la struttura di Modena, per la sua chiusura. Oggi che se ne ipotizza la riapertura, pur con altre funzioni, esprimiamo perplessità, preoccupazioni e chiediamo al Governo il rispetto di precise garanzie. Prima di discutere del “dove” vogliamo risposte sul “cosa” e sul “come”. Intanto lo abbiamo appreso dai media che il Governo sarebbe orientato su Modena, mentre sono decisioni che devono essere coordinate con le istituzioni, in modo da costruire una rete di cooperazione con il territorio. E’ chiaro che esiste una esigenza reale di identificazione e rimpatrio in tempi certi di soggetti pericolosi – di questo stiamo parlando, non di semplici irregolari – ma occorre che il Governo garantisca precise precondizioni: il rispetto dei diritti dei trattenuti, il rispetto delle condizioni di lavoro delle forze dell’ordine e dei lavoratori impiegati, il rafforzamento contestuale degli organici delle forze dell’ordine e una grande attenzione ai numeri effettivi dei trattenuti e ai tempi certi per la permanenza e i rimpatri. In passato accadde esattamente il contrario: trattenuti trattati alla stregua di detenuti, condizioni ambientali inaccettabili, gare al massimo ribasso per la gestione che portarono a ripetute violazioni dei contratti di lavoro, condizioni insostenibili per le forze dell’ordine e impoverimento degli organici di polizia per il territorio, militari mal utilizzati. Ad oggi, al netto dei paletti fissati nel decreto, non vediamo ancora garanzie sufficienti affinché gli errori e i problemi del passato non si ripetano. Dalle nostre ispezioni, ricordiamo, emerse con chiarezza l’assoluta inadeguatezza della struttura modenese, dopo incendi, rivolte e vandalismi interni. Per di più all’epoca, erano ospitate meno di 50 persone, mentre ora si parla di almeno il doppio. E’ già capitato che la struttura voluta dal territorio, sindaco allora Barbolini e legge vigente la legge Turco-Napolitano, poi, nei fatti, con la nuova legge Bossi-Fini, venisse snaturata. Occorrono quindi precise garanzie per riproporre queste strutture. Prima quindi di decidere se Modena o altrove vogliamo risposte certe sui problemi posti affinché si possa scongiurare in via preliminare, e non a decisone ormai presa, una fallimentare riedizione di una esperienza negativa che abbiamo lottato perché finisse”.