Vaccari “Detenuti in regime 41-bis a Modena ipotesi da rigettare”

Dai parlamentari

«Un’ipotesi che mal si adatterebbe ad una struttura che ha mostrato nel corso degli anni evidenti limiti già alla detenzione ordinaria, pur compensati dagli sforzi e dall’impegno del suo personale.» Così il senatore modenese del Pd Stefano Vaccari commenta la possibilità di realizzare una sezione detentiva per i detenuti in regime di 41-bis presso il carcere di Modena. Per comprendere la fondatezza di questa ipotesi, il parlamentare modenese componente della commissione Antimafia, ha presentato un interrogazione al ministro della Giustizia. Ecco la sua dichiarazione:

“La Direzione nazionale antimafia ha da sempre considerato il regime carcerario 41-bis strumento strategico nell’attività di disarticolazione delle organizzazioni mafiose, perché consente di privarle dell’apporto dei loro capi, finalmente assicurati alla giustizia e privati anche di quella, seppur ridotta, libertà d’azione che il regime di detenzione ordinaria potrebbe comunque continuare ad assicurare loro. Tuttavia la cronaca ci ha purtroppo insegnato come fino al 2010 anche le maglie di questo particolare regime detentivo si fossero lentamente ma inesorabilmente allargate, con episodi clamorosi di boss che dal carcere duro riuscivano a mantenere relazioni con i clan o addirittura a concepire figli. Prioritario quindi mantenere quanto mai alta l’attenzione e vigilare perché l’efficacia di questo importante strumento non venga nuovamente intaccata. Attualmente sono 750 i detenuti sottoposti al regime 41-bis, dislocati in 12 diverse strutture penitenziarie. In base a quanto si è potuto apprendere negli ultimi giorni l’Amministrazione penitenziaria avrebbe allo studio l’ipotesi di realizzare una sezione detentiva da destinare a detenuti in regime di 41-bis anche presso il carcere di Modena.
Un’ipotesi che mal si adatterebbe ad una struttura, come quella del Sant’Anna, che ha mostrato nel corso degli anni evidenti limiti già alla detenzione ordinaria, pur compensati dagli sforzi e dall’impegno del suo personale e dalla proficua collaborazione con diversi soggetti del volontariato modenese. Una scelta che parrebbe in contraddizione con quella fatta dalla stessa Amministrazione penitenziaria di limitare la collocazione di questo tipo di detenuti in strutture con specifiche caratteristiche e spazi adeguati per meglio gestirne la custodia e limitarne i contatti con l’esterno e che inoltre rischierebbe di acuire ulteriormente le criticità sulla sicurezza del territorio modenese più volte segnalate da amministrazioni locali e associazioni di categoria, essendo dimostrato il manifestarsi di azioni collegate alle organizzazioni criminali di appartenenza di detenuti in regime di carcere duro, laddove sono reclusi. Al ministro della Giustizia quindi chiediamo quale si la fondatezza di questa ipotesi e se la ritenga coerente con gli obiettivi di qualificazione più complessiva del sistema penitenziario del nostro Paese.”

(fonte fotografia: deputatipd.it)