Lavoro, Davide Baruffi “Intese possibili sui quesiti referendari”

Dai parlamentari

“Compito del Governo e del Parlamento è ora quello di affrontare i problemi posti per individuare soluzioni soddisfacenti”: è il commento del deputato modenese del Pd Davide Baruffi, componente della Commissione Lavoro della Camera, sulla pronuncia della Corte Costituzionale circa i quesiti referendari promossi dalla Cgil. Ecco la sua dichiarazione:

“La pronuncia della Corte costituzionale sui tre quesiti referendari, promossi dalla Cgil e sottoscritti ciascuno da molte centinaia di migliaia di lavoratori, merita anzitutto rispetto. Compito del Governo e del Parlamento è ora quello di affrontare i problemi posti, a partire certamente da quelli relativi ai due quesiti ammessi, lavoro accessorio e responsabilità solidale negli appalti, per individuare soluzioni soddisfacenti. Sul primo fronte, quello dei voucher, ricordo che abbiamo presentato fin dal febbraio scorso una proposta di legge che ripristina la corretta natura del lavoro accessorio, progressivamente alterata dagli interventi normativi, dei governi Berlusconi e Monti in particolare: una prestazione davvero occasionale, con specifici vincoli oggettivi e soggettivi. L’idea viceversa di cancellare completamente il lavoro accessorio non ci convince: significherebbe ricacciare nel sommerso tante prestazioni occasionali, un pessimo servizio ai lavoratori più deboli. Questa nostra proposta di legge, che nell’impianto ripristina sostanzialmente le regole della vecchia “Biagi”, ha raccolto molte adesioni tra i deputati del Pd, anche in queste ore, quasi un centinaio. Ci pare in linea con lo spirito del quesito della Cgil e con le richieste avanzate anche dagli altri sindacati: noi crediamo che si possa quindi ripartire da qui per un’iniziativa coerente e tempestiva del Governo. Riteniamo possibile risolvere positivamente anche la questione della responsabilità solidale negli appalti: interventi normativi successivi hanno progressivamente indebolito una tutela oggettiva nei confronti dei lavoratori che potrebbe essere pienamente ripristinata reintroducendo i termini normativi fissati a suo tempo con il Governo Prodi. Proprio ieri abbiamo trasformato in progetto di legge questa proposta che risolverebbe alla radice la giusta sollecitazione del quesito referendario. Infine resta aperto il nodo dei licenziamenti: il referendum su questo punto non ci sarà, ma ciò non toglie che talune criticità e sollecitazioni emerse non possano essere affrontate, possibilmente al riparo da ogni scontro ideologico. L’idea di ripristinare meccanicamente la normativa del 1970, per di più estesa alle piccolissime imprese, non pare in linea con le mutate condizioni socioeconomiche del Paese. Viceversa una riflessione più attenta su alcuni nodi specifici – quale quello dei licenziamenti collettivi o dei licenziamenti disciplinari – sarebbe senz’altro auspicabile. Ritengo infine che ogni soluzione andrebbe utilmente confrontata in via preliminare con i promotori dei referendum e più in generale con le parti sociali: trovare un’intesa soddisfacente sarebbe un apprezzabile passo avanti in termini di coesione sociale e rafforzamento della legalità nei rapporti di lavoro”.