Migrazioni, Kyenge “Crisi di solidarietà tra gli Stati membri Ue”

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L’europarlamentare modenese del Pd Cécile Kyenge ha promosso l’evento di alto livello che ha avuto luogo ieri in Senato a Roma, a Palazzo Giustiniani, “L’agenda europea sulla migrazione: a che punto siamo?”, per fare il punto sul lavoro parlamentare su un tema cruciale del dibattito europeo e del suo mandato come europarlamentare.

“L’Unione europea oggi è vittima innanzitutto di una crisi profonda di solidarietà fra i Governi degli Stati membri. E’ questa crisi di solidarietà a rendere impotente e paralizzare l’Unione, 500 milioni di abitanti, di fronte all’arrivo di un milione di rifugiati. Il nodo cruciale è il superamento dell’attuale sistema di Dublino che regola il sistema di accoglienza dei rifugiati. E’ un successo dell’Italia che oggi si stia discutendo del suo superamento che deve essere imperniata proprio sul principio di solidarietà superando il rigido criterio dello Stato di primo approdo. Però la proposta di riforma del regolamento di Dublino presentata dalla Commissione Europea oggi in discussione così com’è non va bene, non c’è vera solidarietà, e noi come Pd al Parlamento europeo non siamo disponibili a votare questa proposta. Significherebbe non aver capito la lezione. Tantomeno siamo interessati a surrogati come la ‘solidarietà flessibile’. Non accettiamo, tra le altre cose, che sia lo Stato di primo ingresso ad avere l’obbligo di effettuare il “check” di inammissibilità dei migranti se il richiedente proviene da un primo paese di asilo o da paese terzo sicuro. Non condividiamo il cosiddetto “meccanismo correttivo di allocazione” che si attiva automaticamente ogni volta che lo Stato membro si trova ad affrontare numeri sproporzionati di richiedenti asilo. Il flusso di richiedenti asilo si considera sproporzionato quando il numero di domande presentate sul territorio di uno Stato membro di sua competenza supera il 150% della sua quota di riferimento. Questo meccanismo è fallimentare innanzitutto perché una soglia del 150% sta ad indicare che il Paese di prima accoglienza è già oltre il suo collasso. Così come fallimentari si sono rivelate le due decisioni del Consiglio UE di ricollocare in due anni 160mila richiedenti protezione internazionale da Italia e Grecia”. Lo ha detto l’europarlamentare Pd, Cécile Kyenge, a Roma durante l’evento da lei promosso in Senato ‘L’agenda europea sulla migrazione: a che punto siamo?’. “Il fenomeno migratorio e la crisi dei rifugiati – ha proseguito l’on. Kyenge – stanno mettendo in gioco il futuro stesso dell’Unione. I Governi degli Stati membri sono paralizzati dalla paura e dall’egoismo, illudendosi a questo modo di arginare il populismo, inseguendolo. E’ questo approccio egoistico alla base della sensazione d’impotenza dell’Europa, e per paradosso proprio questa impotenza alimenta il populismo e un euroscetticismo dilagante. Le battaglie anti-europee si saldano con quelle anti-immigrati con il conseguente spostamento dell’elettorato verso partiti nazionalisti e populisti. Per uscire da questo contagio che rischia di portarci alla dissoluzione del processo stesso di integrazione europea e all’avvento delle destre in tutta Europa, l’unica via di uscita è colmare questo deficit di solidarietà applicando finalmente quel principio di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità fra tutti gli Stati membri, scritto nei Trattati. A marzo 2017 celebreremo il 60mo anniversario del Trattato di Roma, che ha gettato le fondamenta del processo di integrazione europea. A quello spirito e a quei valori, a partire dalla solidarietà, dobbiamo tornare ad ispirarci per fare un passo in avanti nel processo di integrazione europea, pena il suo declino definitivo: l’Unione europea riuscirà a governare il fenomeno migratorio quando avrà il coraggio politico di farlo, affrontandolo solidamente con un approccio globale, come farebbe uno Stato federale di 500 milioni di abitanti”. Kyenge ha poi concluso: “La solidarietà fra gli Stati membri, interna ed esterna, è alla base delle chiavi di soluzione alla crisi dei rifugiati indicate nel Rapporto approvato dall’Europarlamento di cui sono stata relatrice, che ora rappresenta la posizione del Parlamento. Oggi sono in campo diverse proposte legislative per attuare quell’agenda e i nodi vengono al pettine”.