Economia collaborativa, Serri “Modello economico in forte crescita”

Dalla Regione

La Commissione Politiche economiche e la Commissione Bilancio hanno formalizzato questa mattina il parere sull’Agenda europea per l’economia collaborativa, il documento della Commissione Europea che fornisce orientamenti su come il diritto vigente dell’Ue dovrebbe essere applicato a questo settore dinamico e in rapida evoluzione, chiarendo le questioni essenziali affrontate sia dagli operatori del mercato sia dalle autorità pubbliche. Oltre alla definizione del parere è stato anche preso l’impegno a sviluppare un momento di approfondimento con il coinvolgimento del Comitato delle Regioni europeo per un’analisi delle prospettive sul tema della sharing economy. Il commento della presidente della Commissione regionale Politiche economiche dell’Emilia-Romagna, Luciana Serri:

“L’economia collaborativa rappresenta una bella opportunità, un diverso modello economico che si sta affiancando a quelli tradizionali con una prospettiva di sviluppo, in termini di crescita economica e occupazionale, che impone adeguato approfondimento e attenzione da parte delle istituzioni e dei decisori politici ai diversi livelli. Consideriamo quindi positivamente l’attenzione da parte della Commissione europea che, dando seguito alla strategia per il mercato unico presentata nel 2015, con questo documento inizia ad affrontare le opportunità e le criticità che la sharing economy pone. La messa a disposizione di beni e servizi grazie al ricorso alle piattaforme di collaborazione ha consentito in questi anni la nascita di attività e iniziative assolutamente innovative, di tipologie di servizi irreperibili sul mercato tradizionale e di nuove tipologie di lavori. In questo senso il decisore politico è chiamato a supportare, attraverso la scelta delle modalità con le quali intervenire, l’elemento di innovazione che deriva dalla sharing economy e che in prospettiva potrebbe trasformare attività non professionali, spesso occasionali e con ricavi “modesti” per il privato/prestatore, in future attività imprenditoriali a tutti gli effetti”. Dagli studi utilizzati dalla Commissione europea emerge che il settore dell’economia collaborativa sta crescendo rapidamente, acquisendo quote di mercato rilevanti in alcuni settori e che nel 2015 i ricavi totali lordi nell’UE di piattaforme e prestatori di servizi di collaborazione sono stati stimati in 28 miliardi di euro: cifra, secondo gli esperti, destinata a crescere esponenzialmente in futuro. Con riferimento alla realtà italiana, alcuni recenti studi hanno provato a quantificare l’impatto dell’economia collaborativa stimando che nello stesso anno, in Italia, il giro di affari è stato di 3,5 miliardi destinati crescere in modo sensibile. “I dati economici e la forte capacità d’innovazione – precisa Luciana Serri – non bastano però a definire il fenomeno, occorre valutare anche le problematiche e le criticità connesse allo sviluppo della sharing economy e alla sua “convivenza” con le tradizionali attività economiche e soprattutto con le normative che le regolano”. Il documento approvato dalle commissioni regionali infatti evidenzia l’importanza di trovare un punto di equilibrio tra l’esigenza, da un lato, di non ingessare attività che per loro stessa natura e per potersi sviluppare devono essere “trattate” dal legislatore in modo elastico, ed evitare, dall’altro che l’economia collaborativa diventi lo schermo per eludere l’applicazione delle regole a tutela dei lavoratori, dei cittadini e dei consumatori, ma anche dei tradizionali operatori economici che in alcuni settori, ad esempio il turismo e all’artigianato, potrebbero subire la concorrenza sleale di soggetti che dietro il “paravento” dell’economia collaborativa si trovino ad agire come prestatori di servizi “privati”, senza essere quindi soggetti alle regole previste per gli operatori professionali. Viene evidenzia quindi l’importanza di un intervento del legislatore, già a partire da quello europeo, che pur individuando alcuni principi comuni sia sufficientemente elastico da modulare poi gli interventi a seconda delle situazioni, evitando distorsioni a livello territoriale. A tal fine – sottolinea il documento – sarà particolarmente importante creare a livello nazionale, a partire dalle indicazioni della Commissione europea contenute nella Comunicazione, un tavolo di confronto tra Governo, regioni ed enti locali per affrontare un aspetto cruciale dell’economia collaborativa, ossia il rapporto nei diversi settori economici e territori con le attività tradizionali, e soprattutto la modalità di applicazione del corpus normativo vigente, che risulta particolarmente complesso e stratificato, anche alla luce delle competenze legislative che fanno capo tanto allo Stato quanto alle regioni.