Carceri, Guerra “Grave la carenza di organico dell’Ufficio di sorveglianza”

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La senatrice modenese del Pd Maria Cecilia Guerra è intervenuta, oggi, in Aula, a Palazzo Madama, in chiusura della seduta, per riportare all’attenzione del Senato la carenza di organico dell’Ufficio di sorveglianza di Modena e il grave disagio che questo provoca ai detenuti, tema al centro anche della mobilitazione odierna degli avvocati delle Camere penali regionali. Il problema era già stato oggetto di una interrogazione al ministro Orlando presentato dalla stessa senatrice Guerra, insieme al senatore Manconi, nel settembre dell’anno scorso. Ecco il testo dell’intervento in Aula:

“Il 23 settembre 2015, assieme al senatore Manconi, a seguito del tentativo di suicidio di un detenuto del carcere di Modena, che mesi prima aveva fatto istanza di detenzione domiciliare alla luce delle sue condizioni di salute, ho presentato una interrogazione al ministro della Giustizia per sapere se avesse idea della gravissima situazione in cui versava dal giugno 2014, l’Ufficio di Sorveglianza di Modena e, in questo caso, quali interventi intendesse adottare per porvi rimedio. Nessuna risposta.
Intanto la situazione si è aggravata. Il 13 e 14 luglio, cioè ieri e oggi, il Coordinamento regionale delle Camere penali dell’Emilia Romagna ha scelto di astenersi dalle udienze e da ogni autorità giudiziaria. Oggi ha svolto una assemblea a Modena. La situazione “gravissima e insostenibile” nella quale versa ormai da troppo tempo il Tribunale di Sorveglianza di Bologna, da cui dipende anche Modena, è stato denunciato ancora ieri anche dalla garante regionale delle persone private dalla libertà personale, Desi Bruno. Sempre ieri, in una lettera arrivata all’Ansa, i detenuti del carcere di Modena hanno sottolineato le gravi conseguenze sulla loro vita quotidiana di questa situazione. Analoga lettera era stata inviata dagli internati della Casa di reclusione di Castelfranco Emilia, nel settembre dell’anno scorso, al Ministero della Giustizia. Sempre a settembre 2015, i volontari della Casa circondariale S.Anna e della Casa di lavoro di Castelfranco Emilia, spiegavano, in una lettera ai giornali, che tortura sia per i detenuti e internati in questi istituti penitenziari non riuscire a ottenere risposte dal magistrato di sorveglianza su temi importantissimi come il permesso per un percorso di reinserimento, ad esempio un lavoro all’esterno, o per l’ingresso in una comunità, o per un’alternativa alla detenzione. Per non parlare del permesso di poche ore dopo anni di carcerazione, o il riconoscimento di quello “sconto” che la legge prevede e che permetterebbe di vedere ravvicinata la data del fine pena, oppure della autorizzazione a uscire per fare volontariato o un lavoro di pubblica utilità, come ancora una volta la legge prevede. E’ proprio con le loro parole, quelle dei volontari, che faccio mie, che voglio concludere questo intervento. Quella del magistrato di sorveglianza per Modena è un problema inevaso da troppo tempo “per non lasciare un segno profondo nella credibilità delle istituzioni, quelle stesse istituzioni che hanno il compito di portare, attraverso la pena, le persone che con il loro reato si sono posti fuori dalla legge, ad averne rispetto e riporvi fiducia.”