Impresa sociale, Patriarca “Nuovi orizzonti per l’economia sociale”

Dai parlamentari

La Legge Delega per la Riforma del Terzo Settore, da pochi giorni in vigore, con le novità per l’impresa sociale e l’introduzione nel nostro ordinamento giuridico delle società benefit con la Legge di Stabilità segnano l’apertura dell’economia sociale a nuovi attori organizzativi. Associazione Isnet, nell’ambito della 10a edizione dell’Osservatorio sull’Impresa sociale, ha interrogato i propri panel sulle potenzialità legate alle trasformazioni in atto. “I dati Isnet – afferma il deputato modenese del Pd Edoardo Patriarca, presidente del Centro Nazionale per il Volontariato- possono aiutare la politica a cogliere gli elementi di novità dell’impresa sociale che sta allargando i suoi confini”.

Allo stato attuale, sono 1.053 le imprese sociali, numero che salirà ad almeno 15.100, in attuazione della Riforma del Terzo Settore, che sancisce lo status di diritto di Impresa sociale per tutte le Cooperative sociali e i loro Consorzi. A questo panorama si aggiungono poi le Società Benefit e le B Corp, società profit a tutti gli effetti, ma con ricadute sociali delle proprie attività. Questo cambio di scenario è accompagnato da una ulteriore serie di modificazioni per le Imprese sociali: la possibilità di introdurre forme di remunerazione del capitale conferito e la richiesta oltre al bilancio sociale di misurazioni di impatto sociale, sono alcune delle principali novità introdotte dalla Riforma. È innegabile come questi aspetti intervengano sulla linea di confine che sino ad oggi ha demarcato il limite di profit e non profit. Associazione Isnet, nell’ambito della decima edizione dell’Osservatorio sull’impresa sociale, ha interrogato i propri panel “classici” di referenti sulle potenzialità legate alle trasformazioni in atto. I dati confermano i trend di crescita dell’economia sociale: le imprese sociali hanno svolto attività per 20,6 miliardi di euro e impiegato 735mila addetti. Il 37,2% delle Cooperative sociali dichiara di aver incrementato il proprio volume di attività facendo così registrare un +3,6% rispetto al 2015. Sul fronte dell’impatto sociale, solamente in termini di inclusione lavorativa, il sistema occupa 67.100 soggetti svantaggiati. Entrando nel merito dei dati forniti dall’indagine, è significativa la polarizzazione nel campione di Cooperative sociali tra “riformisti” (28,4% del campione), favorevoli all’ingresso di nuovi attori, per gli effetti di contaminazione positiva, l’acquisizione di know how e la maggiore dinamicità organizzativa che ne può conseguire, e “tradizionalisti” (35,8% del campione), che al contrario temono l’innescarsi di meccanismi competitivi con imprese che assumono la veste sociale prevalentemente per motivi opportunistici . Nel gruppo dei “riformisti” le performance economiche sono migliori, così come gli indicatori di innovazione e di tenuta degli assetti occupazionali (il 50,9% dei “riformisti” prevede un andamento economico in crescita contro il 35,1% dei “tradizionalisti”). “I dati Isnet – afferma il deputato modenese Pd Edoardo Patriarca, presidente del Centro Nazionale per il Volontariato- possono aiutare la politica a cogliere gli elementi di novità dell’impresa sociale che sta allargando i suoi confini. La sfida della contaminazione con modelli e pratiche diverse riguarda tutto il non profit ed è il tema a cui il Centro Nazionale per il Volontariato dedicherà il classico seminario formativo estivo di Lucca il 2 e 3 settembre prossimo. Il mondo del volontariato e dell’associazionismo ha fra le sue vocazioni proprio quella di essere generatore dell’impresa sociale”.