Voto, Lucia Bursi “Tornare tra le persone, smettere di litigare”

Segreteria, slider

Di fronte a un bilancio per il Pd negativo anche in provincia di Modena, il segretario provinciale del Pd Lucia Bursi, alla Direzione provinciale del partito, dopo un’analisi del voto a livello nazionale e locale, ha provato a tracciare il cosa fare: “Il Partito democratico e i suoi amministratori devono guardare ancora di più alle reali necessità dei cittadini, delle comunità; ascoltare le persone e andare nei luoghi che frequentano: nei luoghi associativi, del lavoro, nelle piazze. Il Pd deve smettere di dare di sé l’immagine di un partito interessato (neanche più ai suoi equilibri, come si sarebbe detto un tempo), ma solo alle sue liti e alle sue rivendicazioni. Credo che i problemi dei cittadini non si possano risolvere con il lanciafiamme, i gufi e le cassandre”

Cresce, anche in Emilia-Romagna, il partito del non voto; chi si reca alle urne punta al cambiamento e spesso vota contro a prescindere; dove prima c’era certezza (le cosiddette regioni rosse) c’è totale contendibilità; nella nostra Regione il Centrodestra conquista Comuni, ma non crescono le amministrazioni governate dal Movimento 5 stelle: il segretario provinciale del Pd Lucia Bursi, in mattinata, alla Direzione provinciale del Pd modenese ha tracciato il quadro del voto alle Amministrative di giugno a livello nazionale e a livello locale, sottolineando le difficoltà del Partito democratico, ma anche la complessità delle ragioni sociali che hanno interagito per costruire, come l’ha definita Lucia Bursi, “una società affaticata, impaurita e che non riesce a vedere prospettive, che ha perso fiducia nella classe politica”. “Di fronte a queste complessità – ha ribadito Lucia Bursi – mi pare strumentale prendere un solo elemento e farlo diventare l’unico che ha causato la perdita delle elezioni solo, magari, per suffragare specifiche tesi: non ce la si potrà cavare attraverso l’individuazione di capri espiatori, segretari o candidati che siano, seppur naturalmente non indifferenti al risultato”. Per quanto attiene al voto locale, Lucia Bursi non ha esitato a parlare di “un bilancio per il Pd anche in provincia di Modena negativo”: sono stati mantenuti due Comuni montani al di sotto dei 15mila abitanti (Sestola e Palagano), non è stato possibile presentare la lista a Montefiorino, si sono persi Zocca e i due Comuni sopra i 15mila abitanti, Pavullo e Finale. “Nei Comuni che abbiamo perso al ballottaggio il confronto è stato con una coalizione di Centrodestra che ha saputo attrarre anche altri voti in modo trasversale – ha chiarito il segretario Pd – Sono due storie molto differenti anche se il risultato è stato analogo. A Finale, in qualche modo, una storia già scritta nonostante il lavoro fatto dalla candidata Elena Terzi. A Pavullo l’errore politico maggiore è stato non essersi resi conto di ciò che poteva accadere”. I segretari dei Circoli Pd di Finale e Massa Finalese, nei giorni scorsi, hanno rassegnato le proprie dimissioni e hanno chiesto al segretario provinciale di scegliere un commissario in grado di portare il partito locale, al più presto, al congresso straordinario per il rinnovo della dirigenza locale. A Pavullo c’è stata la riflessione di una sconfitta collettiva, con il prevalere di un voto contro a un partito che stava in maggioranza da 28 anni e, nel frattempo, aveva perso il contatto con la collettività. Le eventuali dimissioni del giovane segretario locale non sembra, quindi, possano essere utili, ma sarà il Direttivo locale a decidere. Allora che fare? “E’ il momento di avviare veramente una stagione innovativa nel governo dei territori – ha concluso Lucia Bursi – verso le forme associative, le unioni, le fusioni. Dobbiamo essere aperti e innovativi verso i cambiamenti anche nella creazione e gestione dei servizi per dare maggiori risposte alle esigenze dei cittadini, penso, ad esempio, ai servizi nei mesi estivi. Sono necessarie azioni per rimettere al centro i territori che sono il baluardo della risposta al cittadino, l’interfaccia delle istituzioni. I Comuni, anche ripensati, devono avere le condizioni per operare per essere concretamente vicini ai bisogni delle comunità, questo dobbiamo richiedere anche a chi governa. Il Partito democratico e i suoi amministratori devono guardare ancora di più alle reali necessità dei cittadini, delle comunità; ascoltare le persone e andare nei luoghi che frequentano: nei luoghi associativi, del lavoro, nelle piazze. Il Pd deve smettere di dare di sé l’immagine di un partito interessato (neanche più ai suoi equilibri, come si sarebbe detto un tempo), ma solo alle sue liti e alle sue rivendicazioni. Credo che i problemi dei cittadini non si possano risolvere con il lanciafiamme, i gufi e le cassandre.