Guerra “Dal Senato una staffetta di donne contro i femminicidi”

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La senatrice modenese del Pd Maria Cecilia Guerra, ex viceministro nel Governo Letta con delega alle Pari opportunità, ha lanciato, nella serata di mercoledì 29 giugno, in Senato, una staffetta di donne contro i femminicidi. Ogni volta che una donna verrà uccisa per mano di un uomo a cui è o è stata legata da relazione amorosa, al Senato una parlamentare si alzerà per ricordare all’Aula e all’Esecutivo l’urgenza di arginare una mattanza che fa 160 morte l’anno. “Ai media chiediamo di non usare un linguaggio che sembra creare giustificazioni e attenuanti per gli assassini – ha detto la senatrice Guerra – alla ministra per le Pari opportunità e al Governo di monitorare la piena applicazione della legge 119 del 2013 e del Piano contro la violenza sulle donne”

La prima è stata la senatrice modenese del Pd Maria Cecilia Guerra, ex viceministro nel Governo Letta con delega alle Pari opportunità, ma altre sono pronte a seguire. E’ partita dal Senato la staffetta delle parlamentari contro la tragica espansione del fenomeno dei femminicidi. “In Italia vengono uccise 160 donne all’anno – ha ricordato nell’Aula di Palazzo Madama Maria Cecilia Guerra – non possiamo più accettare questa mattanza”. La senatrice Guerra ha ricordato ai colleghi il caso di Bernadette Fella, la modenese 55enne uccisa per mano dell’ex convivente pochi giorni fa. La cronaca, però, è purtroppo già andata oltre, altri casi di donne uccise da compagni o ex compagni si sono già succeduti, ognuno con un particolare più macabro e terribile dell’altro. “L’Istat ci informa che In Italia ogni 2,2 giorni viene uccisa una donna – ha ricordato con veemenza all’Aula Maria Cecilia Guerra – Il 46,3% delle donne muore per mano del partner. La gravità delle violenze sessuali e fisiche è aumentata. Sono in crescita anche i casi di violenza assistita, ovvero quelli in cui figli, spesso minorenni, assistono impotenti all’uccisone della madre”. Spesso, purtroppo, il linguaggio utilizzato per raccontare l’orrore sembra fornire giustificazioni o attenuanti agli assassini. “Sui media la violenza sulle donne è quasi sempre descritta come frutto di motivi passionali – ha chiarito la senatrice Guerra – Lo stereotipo dell’«onore» tradito, che giustificava il delitto d’onore, si trasforma in quello della gelosia, del tradimento, dell’abbandono che l’uomo non è stato in grado di accettare. L’uomo è quindi da compassionare. Il suo è stato un gesto estremo (un raptus). Una spiegazione, insomma, che, dando una attenuante al colpevole, addossa alla donna una parte di responsabilità in quanto colpevole di avere suscitato la gelosia. Si tratta di una rappresentazione falsata della realtà. Il femminicidio è quasi sempre l’estremo risultato di una serie di comportamenti violenti di lunga data”. L’Italia, con una legge del 2013, ha riconosciuto la violenza sulle donne come violazione dei diritti umani e discriminazione di genere. Le leggi ci sono, ma bisogna monitorare che queste misure funzionino. Da qui l’appello alla ministra per le Pari opportunità e a tutto il Governo: “Si monitorino l’applicazione, i pregi e i limiti della legge 119/2013, e soprattutto si dia piena e accurata attuazione al Piano contro la violenza”. Intanto, ogni volta che una donna verrà uccisa per mano di un uomo a cui è o è stata legata da relazione amorosa, al Senato una parlamentare si alzerà per ricordare all’Aula e all’Esecutivo l’urgenza di arginare la violenza sulle donne.