Lavoro, Guerra “Più tutele ai distaccati, no ai ‘contratti rumeni’”

Dai parlamentari

Il Parlamento italiano è in questi giorni chiamato a esprimersi sulla proposta di direttiva Ue dell’8 marzo 2016 (COM 2016, 128), volta a meglio disciplinare le condizioni relative al distacco di lavoratori in altri Stati membri dell’Unione europea, per garantire maggiore parità di trattamento dei lavoratori distaccati e di quelli del Paese in cui avviene il distacco, anche al fine di non alterare la concorrenza. In Commissione Politiche della Ue è stato approvato all’unanimità il parere proposto in materia dalla senatrice modenese del Pd Maria Cecilia Guerra

La proposta di direttiva Ue corregge alcuni aspetti problematici della normativa in essere. In primo luogo, per evitare il rischio di pratiche elusive che sfruttino differenze di trattamento non giustificate tra i lavoratori distaccati e i lavoratori dei Paesi ospitanti, si prevede che, qualora la durata prevista o effettiva del distacco superi i 24 mesi, il lavoratore in distacco venga considerato a tutti gli effetti lavoratore dello Stato membro ospitante. “A questo proposito – sottolinea la senatrice modenese Pd Maria Cecilia Guerra – nel parere che ho proposto alla Commissione Politiche dell’Unione europea, e che è stato approvato alla unanimità, ho sottolineato la necessità di considerare un termine inferiore ai 24 mesi, e di evitare che tale termine possa essere aggirato con brevi interruzioni o sospensioni del lavoro in prossimità della scadenza del termine, per poi riprenderlo facendo ripartire di nuovo il calcolo”. La proposta di direttiva sostituisce poi l’attuale obbligo di riconoscere al lavoratore distaccato le “tariffe minime salariali” del Paese ospitante, che tante difficoltà applicative ha creato, con quello di riconoscergli la “retribuzione”, composta da tutti gli elementi resi obbligatori da disposizioni legislative, regolamentari, amministrative o da contratti collettivi o arbitrati di applicazione generale. “Nel parere che ho sottoposto alla Commissione – precisa la senatrice Guerra – segnalo la necessità, a maggior tutela del lavoratore, che il riferimento ai contratti collettivi sia meglio specificato come riferimento ai contratti collettivi di lavoro nazionali, territoriali o aziendali, stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o, limitatamente a quelli aziendali, stipulati dalle loro rappresentanze sindacali aziendali ovvero dalla rappresentanza sindacale unitaria”. “Molto importante, anche per i nostri territori, è infine ricordare che la proposta di direttiva riconferma esplicitamente che ai lavoratori che operano in Italia sulla base di una contratto di somministrazione di una agenzia di un altro Stato dell’Unione Europea si applicano le disposizioni di legge e amministrative e le clausole dei contratti collettivi italiani, che riguardano tutti gli aspetti del lavoro (periodi di lavoro e riposo, ferie, minimi salariali e maggiorazioni per lo straordinario, regole sulla salute, la sicurezza e l’igiene sui luoghi di lavoro, non discriminazione fra uomini e donne, ecc.). Ancora una volta si ribadisce quindi che le proposte di agenzie interinali rumene di “affittare” lavoratori con “contratti rumeni” di cui ci eravamo preoccupati nell’aprile dell’anno scorso sono destituite di ogni fondamento giuridico.”

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