Riforma Terzo settore, Guerra “Luci e ombre nel nuovo testo”

Dai parlamentari

Il Senato ha approvato il disegno di legge delega per la riforma del Terzo Settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale. Molte le innovazioni introdotte nel corso dell’esame, che hanno interessato, fra l’altro, una migliore definizione delle finalità degli enti di Terzo settore, la fissazione di principi generali per una disciplina fiscale organica, il riordino del servizio civile nazionale con il riconoscimento della difesa non armata della patria e il conseguente allargamento agli stranieri con regolare permesso di soggiorno. “Permangono alcune criticità e punti dubbi – spiega la senatrice modenese del Pd Maria Cecilia Guerra che ha presentato alcuni emendamenti al testo – che in parte potranno essere superati in sede di attuazione delle deleghe attribuite al Governo”. Ecco il commento della sen. Guerra:

“Al Senato sono state introdotte migliorie al testo, ma permangono alcune criticità. In particolare va segnalato lo scarso rilievo attribuito al profilo partecipativo e il rischio di uno sbilanciamento complessivo verso l’impresa sociale, che svolge una attività stabile, rispetto alle associazioni, per le quali quello partecipativo è il profilo più saliente. Per quanto riguarda questo aspetto, è stato approvato un emendamento, che ho presentato assieme ad altri senatori, che meglio chiarisce i limiti entro i quali alle imprese sociali è permesso distribuire utili per remunerare il capitale, che non dovranno mai eccedere i limiti previsti per le società cooperative a mutualità prevalente. Alcuni altri emendamenti che ho proposto, assieme ad altri, in accordo con il Forum del Terzo settore, hanno inoltre permesso sia di meglio definire lo status di volontario, superando la differenziazione tra le organizzazioni di soli volontari e quelle dove operano tutte le altre fattispecie di volontari, sia di impedire che l’introduzione del Consiglio Nazionale del Terzo Settore, che può essere un importante luogo di raccordo fra Terzo settore e Istituzioni, si sovrapponga agli organismi di rappresentanza del Terzo Settore stesso. Il Governo ha, inoltre, accettato un importante ordine del giorno che ho formulato assieme ad altri, che mira a superare un problema importante per le associazioni di volontariato, che si trovano spesso ad affrontare gravosi adempimenti per la tenuta di scontrini anche di piccolissimo valore per giustificare i rimborsi spese di modica entità che riconoscono ai volontari. Ferma restando la gratuità dell’azione del volontariato, si impegna il Governo a valutare la possibilità di riconoscere, a fini di semplificazione degli adempimenti, rimborsi forfettari di modica entità. Sono particolarmente soddisfatta di questo risultato, mi ero infatti impegnata a occuparmi di questo problema, da ultimo, a Ferrara, in occasione del 25esimo compleanno di Auser Emilia Romagna. Positiva anche l’accettazione di un odg, anche a mia firma, che impegna il Governo a considerare l’adozione di disegni di legge per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare. Sul tema esistono infatti disegni di legge sia alla Camera e al Senato, che anche io ho sottoscritto. E’ invece decisamente negativo il mio giudizio sull’emendamento con cui il Governo ha deciso la costituzione di una Fondazione Sociale Italia, che ha la finalità di sostenere attività innovative sul piano sociale condotte dal Terzo settore, ma anche di compiere investimenti diretti in questi campi e di costituire delle partnership, attivando risorse sia dal settore pubblico che dal settore privato. Le risorse del settore pubbliche dovrebbero infatti essere dirette a queste finalità meritevoli, o attraverso la filiera istituzionale (Regioni e Comuni), che, sul sociale, è decisamente a corto di risorse, o, se dirette al Terzo settore, attraverso bandi pubblici, che rendono l’assegnazione dei fondi assolutamente trasparente. Temo che la sua creazione possa essere considerata sostitutiva di un’attività di presidio omogeneo sul territorio nazionale dei famosi livelli essenziali delle prestazioni sociali che nel nostro Paese non sono stati mai definiti. Purtroppo un emendamento a mia prima firma, volto ad escludere che questa Fondazione potesse alimentarsi di risorse pubbliche è stata bocciata in Aula, sia pure per pochi voti”.