Cécile Kyenge “Misure a sostegno delle donne rifugiate”

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Doppiamente discriminate: perché donne e perché migranti. In occasione dell’8 marzo, l’europarlamentare modenese del Pd Cécile Kyenge ha puntato l’attenzione sui diritti negati delle donne che giungono in Europa per fuggire da guerre e persecuzioni. La prima accoglienza e il percorso d’integrazione dovrebbero tenere conto delle differenze di genere e delle grandissimi difficoltà che queste donne hanno affrontato e devono affrontare alla ricerca di una “nuova possibilità di esistenza”. Ecco la nota di Cécile Kyenge:

“L’otto marzo è la data che ci ricorda la forza e la tenacia delle donne nella conquista di diritti fondamentali. Le donne italiane ed europee protagoniste di queste conquiste attuarono una vera rivoluzione per l’ottenimento del diritto al voto e quindi della garanzia di una piena cittadinanza. In che modo lotterebbero oggi per la tutela dei diritti delle donne che giungono in Europa per fuggire da guerre e persecuzioni? Il principio democratico della cittadinanza europea può dirsi compiuto senza la loro inclusione? Dentro il dramma di questa crisi umanitaria, c’è il dramma della condizione delle donne rifugiate, che rischia di passare sotto silenzio: vittime di violenza, umiliazioni, stuprate per pagare le attraversate, che affrontano ogni tipo di prova verso una ‘nuova possibilità di esistenza’. Alcune convenzioni internazionali e le politiche nazionali degli Stati membri in materia di asilo hanno mostrato una tendenza a ignorare gli aspetti di genere. Proprio per completare di questo imprescindibile aspetto le politiche di lotta al traffico di esseri umani e lo stesso meccanismo di reinsediamento dei richiedenti asilo, abbiamo approvato una risoluzione sulla condizione delle donne, a cui ho aderito e che suggerisce un insieme di orientamenti di genere nell’ambito delle più ampie riforme della politica di asilo e migrazione. Due gli assi principali d’intervento: la prima accoglienza e il percorso d’integrazione. Data la fragilità di queste donne, nella fase di prima accoglienza, oltre alla necessità di alloggi adeguati e assistenza legale con patrocinio statale, dovrebbero essere garantiti sostegni psicologici e colloqui con personale femminile e formato in materia di violenza, tratta, mutilazioni genitali e traumi, per orientare le richieste di asilo. Dal punto di vista dell’integrazione, invece, queste persone affrontano sfide specifiche: essere vittime di discriminazioni multiple in quanto donne e migranti, le espone a un alto rischio di esclusione sociale e povertà. In questo senso auspichiamo che gli Stati utilizzino maggiormente gli stessi fondi europei per promuovere la loro formazione e integrazione lavorativa. La sfida che ci troviamo ad affrontare oggi è quindi quella di sviluppare un approccio inclusivo che integri al meglio i migranti nel tessuto sociale, economico e politico dei Paesi ospitanti, garantendo diritti e al contempo imponendo obblighi analoghi a quelli dei cittadini europei. A maggior ragione, ogni tentativo da parte degli Stati Membri di respingere i richiedenti asilo è contrario non solo al diritto europeo ed internazionale, ma anche agli ideali dell’Unione Europa. Non neghiamo noi stessi”.

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