Rifugiati, Kyenge “Finalmente c’è piano comune per risolvere crisi”

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Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione, a cui ha lavorato l’europarlamentare modenese del Pd Cécile Kyenge, che delinea un piano credibile per risolvere la crisi dei rifugiati e richiedenti asilo “Muri e recinti – dice Cécile Kyenge – sono solo moltiplicatori del caos. E’ l’ora della verità per l’Europa”

“La risoluzione a cui ho lavorato e che abbiamo approvato ieri a larga maggioranza del Parlamento Europeo, insieme alla proposta avanzata dal presidente Juncker e dalla sua Commissione, non lasciano più alibi: c’è ora una volontà politica comune e una piano credibile per affrontare e risolvere insieme la crisi dei rifugiati, con una strategia globale. Ciò per cui mi sono battuta da tanto tempo, quando in pochi ci credevano”. Lo ha detto l’europarlamentare modenese Cécile Kyenge di ritorno in Emilia Romagna dopo la sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. “I pilastri di questo piano – ha detto Kyenge – vanno dal meccanismo solidale per un’equa e obbligatoria ricollocazione dei rifugiati fra gli Stati Membri, alla previsione di corridoi umanitari, all’attuazione di un effettivo sistema comune europeo d’asilo rivedendo anche il regolamento di Dublino, per arrivare al vertice Europa – Africa di novembre incentrato sull’aggressione delle cause profonde dell’immigrazione e alla convocazione di una conferenza internazionale sulla crisi dei rifugiati”. “Questa proposta – ha concluso Kyenge – non lascia più alibi agli egoismi degli Stati Membri. Muri e recinti sono solo moltiplicatori del caos. E’ l’ora della verità per l’Europa”. L’europarlamentare modenese era intervenuta in aula a Strasburgo proprio sul via libera, a cui ha lavorato in sede di Commissione parlamentare competente, di uno di questi pilastri da parte del Parlamento, sottolineando come “l’adozione di un primo meccanismo straordinario di redistribuzione è un primo passo, pur parziale, fondato sul principio di solidarietà. Ma il principio di solidarietà non può però essere rimesso al buonismo volontario di alcuni Stati Membri, deve diventare permanentemente la base della futura politica migratoria comune dell’Unione”