Carceri, Patriarca “Al lavoro per modificare l’ordinamento penitenziario”

Dai parlamentari

Le risse delle scorse settimane e i tentati suicidi: il Sappe ha denunciato l’acuirsi della tensione nel carcere di Sant’Anna a Modena. Il deputato modenese del Pd Edoardo Patriarca ricorda che l’Esecutivo e il Parlamento sono impegnati per modificare l’ordinamento penitenziarlo e renderlo più rispettoso dei diritti dei detenuti. Oggi lo stesso Patriarca ha svolto una relazione in Commissione Giustizia della Camera spiegando in particolare le novità che verranno introdotte con l’articolo 26 del ddl che modifica il codice penale e di procedura penale nella direzione di una “effettività rieducativa della pena”. Ecco la dichiarazione di Edoardo Patriarca:

“Come deputato della Commissione Affari sociali e in qualità di coordinatore della rete del Terzo settore denominata “La certezza del recupero”, in Commissione Giustizia, ho sottolineato l’importanza delle norme contenute nel disegno di legge di modifica del codice penale e del codice di procedura penale dirette al “rafforzamento delle garanzie difensive e alla durata ragionevole dei processi e per un maggiore contrasto del fenomeno corruttivo, oltre che all’ordinamento penitenziario per l’effettività rieducativa della pena”. In particolare, l’articolo 26, che contiene una delega diretta a modificare l’ordinamento penitenziario, propone in forma sintetica un vero e proprio programma di politiche sociali inerenti il mondo carcerario. Tra i principi innovativi introdotti c’è la cosiddetta “attività di giustizia riparativa” verso la comunità e la vittima. Si riconosce, in sostanza, che il fenomeno criminoso non è solo la trasgressione di una norma o la lesione di un bene giuridico, ma un evento che provoca la rottura di aspettative e legami sociali simbolicamente condivisi. Si prevedono, inoltre, la revisione dei presupposti di accesso alle misure alternative e la maggior valorizzazione del lavoro, in ogni sua forma, intramuraria ed esterna, passaggio fondamentale per ridurre la recidiva, il sovraffollamento delle carceri e il costo di mantenimento giornaliero per ciascun detenuto. Poi, ancora, si parla di riconoscimento del diritto all’affettività del detenuto e delle esigenze rieducative dei detenuti minori di età. Sono tutti aspetti che possono incidere profondamente sulla effettiva capacità rieducativa della pena. A questi, aggiungo, la valorizzazione del volontariato. C’è un mondo, per lo più sconosciuto, che lavora per e con i detenuti. La Fondazione Volontariato e Partecipazione ha censito 274 unità di Terzo settore impegnate in attività di ascolto, accoglienza, animazione, recupero e reinserimento dei detenuti, per un totale di circa 10mila volontari in attività interna, mentre sono più di 3mila le associazioni che operano anche sporadicamente, e su diversi livelli, in ambito penitenziario, o comunque anche solo per attività di sensibilizzazione sul territorio. Se vogliamo migliorare la vita nelle carceri italiane questa è la giusta strada da intraprendere”.