Fine vita, Pini “E’ ora che cominciamo a discuterne in Parlamento”

Dai parlamentari

Autodeterminazione e rispetto della dignità di ogni essere umano: sono queste le due parole chiave dell’appello che il senatore Pd Luigi Manconi, presidente di “A buon diritto”, ha lanciato in favore dell’avvio della discussione in Parlamento della proposta di legge popolare sul fine vita. La deputata modenese del Pd Giuditta Pini è uno dei 45 firmatari dell’appello. “Al di fuori di ogni ideologia e di ogni tabù – conferma l’on. Pini – è ora che il Parlamento cominci a discutere del diritto di ogni essere umano a decidere sulla conclusione della propria esistenza, soprattutto quando dovesse precipitare in uno stato vegetativo e in una condizione artificiale di sopravvivenza”. Ecco la sua dichiarazione:

«Decidere prima, quando si è nelle condizioni ottimali per farlo, sulla conclusione della propria esistenza, soprattutto se questa dovesse precipitare in uno stato vegetativo o di sopravvivenza artificiale che non consentisse più la coscienza di sé. Questo è il diritto di cui il Parlamento italiano deve cominciare a discutere, al di là degli steccati ideologici o dei tabù religiosi. Nell’appello del senatore Manconi, che ho sottoscritto, si parla di autodeterminazione e di rispetto della dignità della persona. Credo siano valori fondamentali che il Parlamento deve rendere legalmente salvaguardabili. Esiste una proposta di legge popolare che è stata depositata alla Camera nel settembre del 2013. E’ ora che sia calendarizzata tra i temi che le due Camere devono affrontare con rapidità. Non è con una legge che si legalizza l’eutanasia: essa è già praticata nel silenzio e nella sofferenza dei pazienti e delle famiglie, lasciate sole di fronte al loro dolore. E’ arrivato il momento che anche nel nostro Paese l’eutanasia sia depenalizzata e che, dunque, non venga sanzionato chi, all’interno di una relazione di cura e su richiesta consapevole del paziente, acconsenta a sospendere quella stessa cura, ad accelerare il processo di morte, a prestare assistenza al suicidio o, infine, a compiere un atto eutanasico. La dignità delle persone deve essere salvaguardata anche di fronte alla morte».