Africa, Guerra “Bene impegno Governo contro le norme anti-gay”

Dai parlamentari

La senatrice modenese del Pd Maria Cecilia Guerra commenta con soddisfazione la risposta del Governo all’interrogazione da lei presentata, e sottoscritta da un gruppo di colleghi del Pd, sulle norme discriminatori contro i gay adottate in alcuni Paesi africani. “Apprendiamo con piacere – dice Maria Cecilia Guerra – dal viceministro Lapo Pistelli dello stanziamento di 375mila euro per il rafforzamento delle capacità tecnico-operative degli attivisti ugandesi per i diritti umani, compresi quelli delle persone LGBTI . Adesso si vada avanti con le pressioni internazionali contro le leggi antigay in Uganda, Ciad e Gambia”.

“Apprendiamo con piacere dal viceministro Lapo Pistelli dello stanziamento di 375mila euro per il rafforzamento delle capacità tecnico-operative degli attivisti ugandesi per i diritti umani, compresi quelli delle persone LGBTI . Adesso si vada avanti con le pressioni internazionali contro le leggi antigay in Uganda, Ciad e Gambia”: così la senatrice modenese del Pd Maria Cecilia Guerra commenta la risposta del Governo all’interrogazione parlamentare sull’azione dell’Italia contro le nuove norme che criminalizzano gay e lesbiche nei tre paesi africani, presentata insieme al senatore Lo Giudice e ad altri colleghi Pd impegnati sul tema. “Nel frattempo, purtroppo – continua la senatrice Guerra – abbiamo appreso che il 9 ottobre il presidente del Gambia ha deciso di firmare l’infame legge che inasprisce le pene per omosessualità arrivando anche al carcere a vita. Tra i riflessi di questa scelta l’arresto di quattro giovani gay. A fronte di questa situazione drammatica, ci auguriamo che l’Italia, anche attraverso l’Unione Europea e il Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU, prosegua nella sua azione di pressione verso i Paesi che criminalizzano l’omosessualità. Ad oggi sono 77 i Paesi che considerano l’omosessualità reato penale. 39 sono gli stati africani che criminalizzano in base all’orientamento sessuale, 4 di questi puniscono l’omosessualità con la pena di morte.
Prima di queste riforme del codice penale, il Gambia prevedeva la reclusione fino ai 14 anni mentre il Ciad aveva norme che indirettamente potevano essere usate contro la comunità LGBTI. In Uganda – conclude Maria Cecilia Guerra – dopo la bocciatura questa estate da parte della Corte Costituzionale della legge antigay entrata in vigore il 24 febbraio scorso, è in studio una nuova proposta contro la cosiddetta “propaganda dell’omosessualità”.

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