Scuola, Simona Arletti “L’importanza dell’azione della Regione”

Elezioni regionali

“La scuola deve essere il luogo della pluralità delle idee e delle esperienze, del confronto che stimola la capacità critica; deve essere un luogo d’incontro e di scambio fra diverse culture, un mezzo di integrazione e di inclusione sociale”: con queste parole la candidata Pd alle elezioni regionali Simona Arletti ribadisce l’importanza di poter contare su un sistema scolastico che funzioni. Ecco la sua dichiarazione:

«La scuola dell’infanzia costituisce la base essenziale per il buon esito dell’apprendimento permanente, dell’integrazione sociale, dello sviluppo personale e della successiva occupabilità. Questo afferma la Commissione europea fin dal 2006 in Efficienza ed equità nei sistemi europei di istruzione e formazione, che “L’istruzione pre-elementare presenta il rendimento più elevato in termini di risultati e di adattamento sociale dei bambini. Gli Stati membri dovrebbero aumentare i propri investimenti nell’istruzione pre-elementare, quale mezzo efficace per creare le basi di ulteriore apprendimento, prevenendo l’abbandono scolastico, rendendo più equi i risultati ed elaborando i livelli complessivi di capacità.” Nella nostra regione questa consapevolezza risulta consolidata ormai da decenni ed ha portato gli Enti locali a farsi carico dell’estensione di questo ordine di scuola. Su tutto il territorio regionale sono presenti scuole che prevedono diversi tipi di gestione: scuole statali, comunali, convenzionate, private. La presenza dei diversi modelli organizzativi ha permesso la frequenza del 100% dei bambini e delle bambine dai 3 ai 6 anni. Da alcuni anni però si torna a registrare un’emergenza infanzia su la maggior parte delle provincie della regione, dovuta a leggi che progressivamente hanno ridotto sia il personale che i finanziamenti degli Enti Locali. La Regione deve proseguire il suo impegno, in primo luogo sollecitando un maggior intervento da parte dello Stato, in quanto la scuola dell’infanzia è riconosciuta per legge come primo grado d’istruzione, facendosi interprete delle istanze dei territori, per garantire la prosecuzione e il consolidamento di questo modello qualificato di scuola, peraltro nato in Emilia ed esteso successivamente ad altri territori del nostro Paese. La scuola deve essere il luogo della pluralità delle idee e delle esperienze, del confronto che stimola la capacità critica; deve essere un luogo d’incontro e di scambio fra diverse culture, un mezzo di integrazione e di inclusione sociale. Sempre più numerose sono le classi che vedono la frequenza di alunni e studenti di diverse etnie, anche di seconda o terza generazione. C’è però ancora l’esigenza di integrare velocemente i ragazzi stranieri e come primo passo occorre garantire loro una buona conoscenza della lingua. Non può esistere comunicazione e comprensione degli altri se non ci si capisce, c’è quindi bisogno di personale che possa svolgere il ruolo di primo alfabetizzatore di questi ragazzi. Occorre un organico docente arricchito di unità di personale che svolga un ruolo di tutoraggio e che accompagni i ragazzi verso la piena integrazione. Ogni scuola dovrà avere un organico funzionale volto all’integrazione degli stranieri, al consolidamento degli apprendimenti, al recupero delle difficoltà anche degli alunni italiani, per promuovere il successo formativo di ciascuno, per offrire pari opportunità di crescita culturale e sociale a tutti i ragazzi e le ragazze. Occorre conciliare il sistema di istruzione nazionale in modo da garantire standard di apprendimento uguali su tutto il territorio, ma con una flessibilità dei curricoli che soddisfi le istanze locali, in relazione alle diverse condizioni sociali ed economiche. In altre parole, occorre dare attuazione effettiva all’autonomia scolastica e potenziare le relazioni con il territorio. Su quest’ultimo aspetto diviene importante l’azione della Regione per un fattivo potenziamento delle relazioni già in atto fra scuola- territorio- mondo produttivo ed economico».