Ricerca, Ghizzoni “Una buona notizia, ma in ritardo di due anni”

Dai parlamentari, slider

Dopo due anni, si chiude il cerchio per le aziende, incluse quelle dell’area terremotata, che hanno assunto giovani altamente qualificati: è finalmente stato emanato, infatti, l’ultimo decreto attuativo che dispone le modalità per l’erogazione del cosiddetto “bonus ricercatori”. La misura era stata pensata, nel giugno 2012, per tamponare la costante “fuga di cervelli” all’estero. “E’ certo una buona notizia, ma lascia basiti il lasso di tempo intercorso tra l’idea e la sua attuazione concreta – commenta la deputata modenese del Pd Manuela Ghizzoni, componente della Commissione Cultura della Camera – L’Italia non può affrontare la sfida dell’innovazione gravata di una burocrazia barocca”. Ecco la sua dichiarazione:

«E finalmente siamo arrivati alla emanazione del decreto attuativo che dispone le modalità per l’erogazione alle aziende del cosiddetto “bonus ricercatori”, cioè un credito di imposta a seguito dell’assunzione di un cervello non in fuga. Ottima cosa: peccato che la norma che ha previsto questo beneficio risalga al lontano giugno 2012!
Oltre due anni per rendere operativa una buona disposizione a vantaggio dei giovani altamente qualificati (che sempre più numerosi emigrano all’estero per veder valorizzati i proprio talenti e le proprie competenze) e a vantaggio delle imprese che investono nell’innovazione per la propria crescita. Peraltro la cosa ci riguarda da vicino: c’è una norma specifica, infatti, che consente alle imprese che hanno sede nelle aree colpite del terremoto del 2012 di poter scegliere se accedere al credito d’imposta in regime di “de minimis”, secondo la normativa europea, oppure secondo la normativa generale. Due anni di attesa rimane, comunque, un lasso di tempo che lascia basiti. Questa vicenda, così come tante altre, rafforza la consapevolezza che l’Italia non può affrontare la sfida dell’innovazione – che corre nelle due dimensioni della velocità d’azione e della internazionalizzazione – con una burocrazia barocca che, al massimo, può generare inerzia e non sviluppo. Prima si correrà (e questa volta uso il verbo “correre” con cognizione di causa) concretamente ai ripari e meglio sarà per il Paese. E per tutti noi. ».