Registro Unioni civili, Trande “Non serve, Modena è già più avanti”

Modena

“A Modena allarghiamo i diritti non li restringiamo”: è per questo che il gruppo Pd in Consiglio comunale voterà no alla proposta di “Modena Salute Ambiente” di istituire in città il Registro delle Unioni civili. “Sarebbe una regressione – spiega il capogruppo Pd Paolo Trande – rispetto alla situazione attuale. Per accedere ai servizi per noi conta, infatti, semplicemente la “famiglia anagrafica” così come stabilita dallo stato di famiglia”. Secondo una legge dell’89, la “famiglia anagrafica” è costruita sulla base di “vincoli affettivi tra persone coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso Comune”, indipendentemente dal sesso dei dichiaranti. “Noi del Pd – conclude Trande – impediremo che i diritti civili si restringano per una maldestra iniziativa dal chiaro sapore elettorale”.

“Una maldestra iniziativa dal chiaro sapore elettorale”: è lapidario il giudizio del capogruppo Pd in Consiglio comunale a Modena Paolo Trande sulla richiesta del gruppo consiliare “Modena Salute Ambiente” di istituire a Modena il Registro delle Unioni civili. E’ questo non per nuovi e anomali moralismi, ma semplicemente perché la città di Modena su questi temi, da tempo, applica un principio molto più avanzato: quello della cosiddetta “famiglia anagrafica” introdotto da una legge nazionale del’89 che parla genericamente di “vincoli affettivi tra persone coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso Comune”. A Modena, in sostanza, per accedere ai servizi e godere di determinati benefici basta essere registrati in un unico stato di famiglia, indipendentemente dal sesso dei dichiaranti. “A Modena non esistono differenze, non esistono discriminazioni per le famiglie “non convenzionali” o famiglie “non tradizionali” – conferma Paolo Trande – E’ la nostra “famiglia anagrafica” che rende uguali tutti, ma proprio tutti. Il Registro sarebbe una regressione, una restrizione del campo dei diritti nelle materie di competenza del Comune perché creerebbe una nuova fattispecie o subordinerebbe la parità solo alle famiglie “non convenzionali” formalmente iscritte al Registro, burocratizzando un diritto già fruibile e universale con la semplice convivenza”. Sono queste le ragioni che stanno alla base del voto contrario che il gruppo Pd esprimerà in Aula su questa proposta: per una volta, grandi metropoli come ad esempio Milano si sono rivelate più indietro, rispetto a una città come Modena, sui temi del rispetto dei diritti civili. “E’ chiaro che rimane il grande vuoto sulle materie generali di competenza statale come in campo sanitario, ereditario etc. – continua Paolo Trande – Rimane un grande vuoto sul fronte della civiltà ma questo non possiamo normarlo in Consiglio Comunale. Quando un amministratore muove una iniziativa, magari concepita con intenti positivi, e non si ferma dinanzi alla evidenza che la propria azione può produrre effetti regressivi, di restrizione, non controllati o paradossali, non si sta comportando da buon amministratore ma da propagandista. Noi del Pd impediremo che i diritti civili, per la parte di competenza comunale, si restringano – conclude Trande – A Modena “allarghiamo” i diritti non li “restringiamo”.