Senato, Vaccari “Riforma da fare, ma nel confronto con tutti”

Dai parlamentari

Il senatore modenese del Pd Stefano Vaccari è uno dei firmatari e promotori del documento che raccoglie l’invito al confronto e a una maggiore cautela rivolto dal presidente Grasso in tema di riforma del Senato e che è stato sottoscritto da 25 senatori Pd. “Questi 25 senatori – spiega Vaccari – non sono certo persone che siedono a Palazzo Madama da svariate legislature e possono essere tacciate di rappresentare la casta. Sono persone responsabili, capaci di fare squadra come hanno dimostrato al momento del voto della riforma delle Province che pure presentava ancora qualche aspetto da dipanare, persone con specifiche esperienze che desiderano mettere a disposizione del lavoro delle riforme”. Ecco il testo del documento comune sottoscritto dal gruppo di 25 senatori Pd:

“Vogliamo dire con franchezza al premier Renzi che siamo pronti ad accettare la sfida e ad essere noi i protagonisti di un cambiamento epocale: superare il bicameralismo paritario e varare in tempi brevi un nuovo Senato. Per questo motivo gli ripetiamo l’invito già espresso qualche settimana fa di ascoltare le tante voci che invitano a non porre ultimatum sulla bozza che il Consiglio dei Ministri dovrebbe varare oggi. Non ci si chieda di essere meri esecutori cui non resta che alzare la mano in Aula. Si lasci la porta aperta a soluzioni migliorative che potrebbero emergere dal lavoro parlamentare e dal necessario dialogo fra maggioranza e opposizioni. Se sarà così noi confermiamo la disponibilità a metterci la faccia, a difendere la riforma anche dagli agguati di chi proverà a rallentarla, a migliorarla alla luce della nostra esperienza dei pregi e dei difetti dell’attuale sistema. Sentiamo la responsabilità di comunicare ai cittadini che la politica – Governo e Parlamento insieme – sa fare le riforme che servono al Paese semplificando e razionalizzando in primis le Istituzioni, risparmiando dove si può ma soprattutto rendendo più efficiente l’intera macchina dello Stato. A tutti, però, chiediamo di non banalizzare il dibattito che si sta sviluppando in queste ore dipingendo come conservatori tutti coloro che fanno proposte e pongono dubbi nel metodo e nei contenuti. Sappiamo benissimo che il Senato così come gli italiani lo conoscono non esisterà più e da settimane (nonostante sia più divertente dipingerci come tacchini terrorizzati dall’attesa del Natale) siamo impegnati soltanto a svolgere al meglio il ruolo di “costituenti” che i prossimi passaggi – riforma elettorale, del bicameralismo e del Titolo V – ci affidano e a favorire un’evoluzione innovativa e migliorativa del nostro sistema istituzionale. Ma anche per questo vogliamo ribadire che “fare presto” è solo uno degli aspetti del problema, e che è almeno altrettanto importante il “fare bene” soprattutto quando si tratta di metter mano alla nostra Costituzione e agli equilibri delicati da cui dipendono i pesi e contrappesi fra i diversi poteri dello Stato. In modo autorevole e assolutamente condivisibile il presidente Grasso ha ricordato che il nuovo Senato, pur modificato profondamente nelle sue funzioni e liberato dal compito di dare la fiducia al Governo, deve poter mantenere un profilo qualificato, funzioni in gran parte diverse dalle attuali ma altrettanto decisive per favorire, ad esempio, un più armonico rapporto fra governo centrale e sistema delle autonomie. In questa stessa ottica annunciamo che leggeremo senza pregiudizi il testo che uscirà da palazzo Chigi e, senza perdere neppure un giorno più del necessario, proporremo le eventuali modifiche necessarie a far sì che le nuove istituzioni possano avere l’ambizione di lavorare al meglio per i prossimi 70 anni così come quelle consegnateci dai padri costituenti. Solo dopo aver deciso i compiti che è necessario far svolgere alla nuova Assemblea di palazzo Madama valuteremo, ad esempio, quale sia la scelta migliore rispetto alla composizione del Senato senza stravolgere le decisioni della direzione del Pd ma provando ad evitare il rischio che sembra trasparire dall’attuale proposta di far nascere una nuova e forse meno efficiente conferenza Stato-Regioni”.

(Fonte fotografia: repubblica.it)