On. Pini “Quel cartello del Pdl frutto di una cultura misogina”

Dai parlamentari

“Ad oggi non risulta alcuna presa di distanza ufficiale da parte del Pdl e lo ritengo molto grave”: la parlamentare modenese del Pd Giuditta Pini, relatrice in Commissione Difesa del decreto contro la violenza sulle donne, è intervenuta, ieri, in Aula alla Camera, per stigmatizzare la frase affissa all’esterno della sede del Pdl di Ravenna (La giustizia è più stuprata delle donne) che traccia un parallelo tra la vicenda giudiziaria di Berlusconi e le vittime di violenze sessuali. “Nel provvedimento che stiamo discutendo – spiega l’on. Pini – è contenuto il concetto che bisogna cambiare la cultura misogina che si fa anche con le parole. E’ grave che, fino ad ora, nessuno del Pdl abbia smentito quelle stesse parole”. Ecco il testo integrale dell’intervento di Giuditta Pini:

«Signor Presidente, io volevo porre all’attenzione dell’Aula un fatto abbastanza grave, che è stato segnalato dall’onorevole Paglia di Sinistra Ecologia Libertà. Lo chiedo soprattutto a quelli del Popolo della Libertà, se possono rimanere un secondo, perché nella dialettica politica va bene tutto, gli attacchi ci sono ed è normale, però ci sono dei limiti che non vanno superati. In particolare, mi riferisco a un cartello, affisso sulla sede del Popolo della Libertà di Ravenna, di cui non ripeterò il testo perché non credo che sia il caso di ripeterlo in quest’Aula, perché appunto credo che superi quel limite. Sappiamo che la violenza non è solo quella fisica, ma è anche quella verbale: in questi giorni, tutti insieme ce ne stiamo occupando – tutti i partiti insieme intendo – e stiamo cercando di fare approvare il più velocemente possibile il provvedimento contro il femminicidio, che è un provvedimento che cambierà una volta per tutte, speriamo, la legislazione di questo Paese. Nel provvedimento è contenuto anche il concetto che bisogna cambiare la cultura misogina che c’è in questo Paese e questa cultura si fa con le parole. Così come noi condanniamo chi usa per la dialettica politica le parole «golpe» o «morti» o altre parole di questo tipo, non possiamo rimanere in silenzio davanti a frasi di quella violenza e di quella portata. Quindi, noi speriamo che davanti a quest’atto vi siano rapide smentite e prese di posizione e che si tratti solo di uno spiacevole equivoco e che chi ha scritto quel cartello venga quanto meno ripreso».

(fonte fotografia: partitodemocratico.it)