Obiettivo lavoro: nel Decreto del Fare due novità sostanziali

Dai parlamentari

L’intervento integrale del deputato Davide Baruffi, membro della Commissione Lavoro della Camera, a commento del cosiddetto “Decreto del Fare”, approvato in via definitiva il 9 agosto scorso.

baruffiSignor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario,
con questo decreto siamo al quarto atto significativo di questa legislatura, che segna un ulteriore elemento di discontinuità e di cambiamento rispetto alle scelte di politica economica degli ultimi cinque anni: quello dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione, il «decreto del fare» che conteneva le prime misure attive a sostegno della crescita, quello degli ecobonus e infine questo, il «decreto lavoro» appunto, che noi giudichiamo un primo, parziale, ma importante passo in avanti rispetto alle priorità indicate dal Governo per sostenere una crescita occupazionale buona, in particolare per i giovani.

Parziale, come ha ricordato anche il relatore Pizzolante, perché le risorse destinate, pur importanti, sono insufficienti a generare quel significativo sgravio fiscale di cui abbisognano lavoratori e imprese. Parziale anche perché, ne siamo ben consapevoli, per creare lavoro occorrono investimenti pubblici e privati, nonché un sostegno ai redditi medio-bassi per rilanciare la domanda interna. E parziale, infine, perché anche nel definire una platea di giovani più ampia di quanto non faccia la Commissione europea, le risorse limitate hanno costretto a circoscriverla più di quanto sarebbe necessario fare e gli incentivi avrebbero, di converso, bisogno di essere più stabili nel tempo, se non più cospicui. E, tuttavia, io credo che non si possa minimizzare come tra gli altri vi siano nel decreto due elementi essenziali e innovativi che, se perseguiti con coerenza negli anni a venire, rappresentano un cambiamento importante, sostanziale, destinato a lasciare traccia e a modificare il quadro del mercato del lavoro. Il primo obiettivo è generare nuova e stabile occupazione. Gli incentivi fiscali, come ricordato, sono, quindi, per chi assume giovani a tempo indeterminato. L’occupazione stabile non si crea per via regolamentare e legislativa, magari impedendo il lavoro flessibile, ma facendo sì che il lavoro stabile sia più vantaggioso e conveniente rispetto a quello precario, a partire naturalmente dai suoi costi. Noi stiamo dalla parte di chi crea lavoro, di chi assume giovani e non scarica sulla qualità e sui diritti del lavoro una fittizia competitività. Con questo decreto diamo, quindi, questa prima importante indicazione.

Il secondo elemento è che vogliamo sostenere quelle imprese che decidono di stabilizzare il lavoro che oggi è precario. Quest’ultimo può senz’altro essere una strada di accesso al mondo del lavoro per i più giovani. Il lavoro flessibile è senz’altro preferibile all’inoccupazione, soprattutto per tanti ragazzi che rischiano oggi di non lavorare mai. Bene, quindi, gli interventi sull’apprendistato e anche quelli sui tirocini. Bene anche le modifiche introdotte per i contratti a tempo determinato – io non condivido i giudizi dei colleghi di SEL – per rendere questo istituto più coerente alle sollecitazioni venute financo dalle parti sociali stesse. Ripeto: la priorità è consentire a migliaia di giovani, in cerca di prima occupazione, di iniziare e di non essere tagliati cronicamente fuori dal mercato del lavoro e, in definitiva, dalla società.

Ma, non possiamo rassegnarci ad una generazione – ormai a più generazioni – di precari. Il Paese deve fare scelte strategiche e il Governo deve sapere indicare una direzione di marcia precisa, fornendo strumenti e incentivi coerenti per perseguirla. Io, Presidente, ho anche ascoltato qui e in Commissione, nel dibattito, le sollecitazioni che sono venute da parte dei gruppi delle minoranze, alcune di queste assolutamente condivisibili, e raccolgo senz’altro la sollecitazione del relatore Causi: credo che nei prossimi provvedimenti, nella prossima iniziativa legislativa, noi dovremo raccogliere una parte di quei contributi. Mi chiedo però quale sia il senso di marcia che viene proposto dalle minoranze che hanno presentato queste singole proposte. Ho ascoltato infatti che dentro questo decreto-legge e nell’agenda del Governo non vi sarebbe una tabella di marcia precisa, un orizzonte, una strategia. Ho sentito anche qui dibattere rispetto al “possibile e all’impossibile” citando Bakunin…

A me viene in mente più che altro Seneca: “non c’è davvero nessun vento favorevole per il marinaio che non sa dove vuole andare”. A me pare invece che, con tutti i limiti segnalati, che ho ricordato brevemente, questa indicazione nuova oggi, anche all’interno di questo provvedimento, vi sia. Ci sono strumenti dentro questo decreto-legge che offrono coerenti risposte alla direzione di marcia indicata dal Governo. D’altra parte, Presidente, fra le urgenze ed emergenze che abbiamo segnalato, questa dell’occupazione giovanile è senz’altro la più seria e persistente in Italia, come nel resto d’Europa e, per questa ragione, abbiamo sostenuto lo sforzo del Governo in sede comunitaria per riorientare le priorità dell’agenda ed abbiamo salutato anche come un primo, significativo, successo le scelte assunte di recente, lo scorso 28 giugno, dal Consiglio europeo rispetto proprio al tema dell’occupazione giovanile.

È sufficiente tutto questo ? Certamente no, ma non vedere il cambio e non riconoscere quanto vi sia dell’iniziativa del nostro Governo, di Enrico Letta in particolare, dentro quel cambio di agenda, oltre che ingeneroso, a me appare davvero sbagliato. Non dimentichiamo neanche per un istante, tuttavia, le altre due questioni urgenti che sono state richiamate, che sono forse di minor respiro strategico, ma nell’immediato ancora più scottanti sul piano sociale:

1) il finanziamento della cassa in deroga e la necessità di riordinare gli ammortizzatori sociali, affinché nessuno che perde il posto di lavoro sia lasciato solo. Ed è confortante l’indicazione venuta anche oggi dal Ministro Giovannini rispetto all’impegno di rifinanziare a settembre con un ulteriore miliardo e mezzo questo istituto. Attendiamo anche in Aula, da questo punto di vista, un segnale da parte del sottosegretario Dell’Aringa.

2) l’emergenza esodati, in un quadro di rivisitazione – e direi anche di civilizzazione – di quella riforma previdenziale che ci consegna, giorno per giorno, problemi crescenti. Queste tre priorità – giovani, ammortizzatori sociali e pensioni – in questa fase per noi si tengono. L’iniziativa del Partito Democratico incalzerà il Governo a dare risposte coerenti con gli impegni assunti nel momento del suo insediamento.

Concludo davvero, Presidente, con una annotazione che esula dai problemi affrontati nel seno della mia Commissione – la Commissione lavoro – e che riguarda un aspetto a me caro, ossia la ricostruzione dell’Emilia dopo il sisma del 20 e 29 maggio del 2012. Sono contenute nel decreto-legge alcune prime, puntuali, risposte a sollecitazioni stringenti poste da noi al Governo in occasione della recente conversione del decreto-legge “emergenze”. Voglio dare atto al Governo di aver tempestivamente onorato gli impegni assunti in quella sede, dando qualche certezza in più ad un territorio che, se adeguatamente sostenuto nella sua ricostruzione, credo potrà dare un contributo di primo livello alla crescita del Paese.

 

Resoconto stenografico della seduta del 6 agosto 2013
Conversione del DL 76/2013 recante misure urgenti per contrastare la disoccupazione, in particolare giovanile
Intervento dell’on. Davide Baruffi



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